Napoli, 14 giugno 2012 – Dai 2mila ai 2mila e 500 euro per fingersi coniuge di cittadini stranieri. Matrimoni fasulli che si celebravano in Marocco per permettere agli immigrati di ottenere il ricongiungimento familiare e poter vivere in Italia senza problemi con permessi e documenti.
Cinque le persone arrestate, su mandato della Procura di Napoli, con il beneficio dei domiliari e ritenute appartenenti a un'organizzazione composta da italiani e marocchini. Tutti sono accusati di associazione per delinquere finalizzata all'ingresso illegale di cittadini stranieri in Italia tramite l'organizzazione di finti matrimoni. Le indagini, che riguardano numerose altre persone, sono scaturite dall'osservazione, da parte degli inquirenti, di un anomalo incremento delle richieste dal Marocco di permessi di soggiorno per coesione familiare con persone residenti a Sant'Antimo, Napoli e Gragnano. E' così emerso un sistema illegale che, tra il 2010 e il 2011, è riuscito a organizzare, dietro compenso, sette matrimoni tutti concordati in Italia e poi celebrati, con rito civile, in Marocco.
Secondo l'ipotesi accusatoria, il gruppo operava con una modalità estremamente collaudata che si ripeteva, identica, in ogni occasione. I cittadini italiani disponibili ai matrimoni combinati venivano selezionati tra le persone in gravi difficoltà economiche alle quali l'organizzazione offriva l'opportunità di un facile guadagno. Ogni membro dell'organizzazione aveva un compito preciso così da coprire tutti i vari aspetti gestionali dell'illecito: il primo passo era l'inizio delle pratiche per il rilascio del passaporto necessario per l'ingresso in Marocco.
Venivano, poi, acquistati i biglietti aerei ed era persino organizzato il trasferimento all'aeroporto di Fiumicino. Una volta in Marocco, gli italiani alloggiavano in un appartamento a Casablanca di proprietà di un membro dell'organizzazione nel quale rimarranno per il tempo utile a sbrigare le pratiche amministrative per il matrimonio. I finti coniugi, il più delle volte, s'incontravano solo poche ore prima del matrimonio.
Una volta finita la cerimonia, gli italiani ritornavano immediatamente in patria e di lì a poco gli stranieri avviavano l'iter per richiedere, presso l'ambasciata, il ricongiungimento familiare. Uno dei cittadini italiani coinvolti è stato denunciato per bigamia perché, pochi mesi dopo il finto matrimonio, ha sposato la vera fidanzata. E' stato scoperto, inoltre, che l'organizzazione, per velocizzare ulteriormente le pratiche, ha anche provveduto a falsificare i documenti da presentare all'ufficio immigrazione.