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Matrimoni senza permesso? A Chiari la Lega non si rassegna

Il sindaco Mazzatorta contro le sentenze della Corte Costituzionale e Tribunale di Brescia. Presenta ricorso, a spese dei concittadini, per proibire agli immigrati irregolari di sposarsi

 

Roma – 8 maggio 2012 – “Sposo clandestino? Questo matrimonio non s’ha da fare”. Chiari, piccolo comune a guida leghista in provincia di Brescia, non si rassegna alle sentenze della Corte Costituzionale e del tribunale di brescia,  secondo le quali per sposarsi non serve il permesso di soggiorno.

Tutto è iniziato nell’agosto del 2009, quando  entrò in vigore la legge sulla sicurezza voluta dal passato governo. Tra le altre cose, vietava agli immigrati irregolari di sposarsi in Italia, una norma introdotta ufficialmente per contrastare i matrimoni di comodo, ma rivelatasi di fatto un ostacolo anche a tante unioni per amore.

Lo scorso luglio quel divieto è stato cancellato dalla Consulta perché non tutelava il diritto alla famiglia sancito dalla Costituzione. Un diritto, hanno sottolineato i giudici, che non può essere cancellato in nome della lotta all’immigrazione clandestina.

Il senatore e sindaco leghista di Chiari  Sandro Mazzatorta  aveva però  deciso di “resistere”: con un’ordinanza firmata a settembre obbligava infatti i cittadini stranieri ad esibire il permesso di soggiorno prima delle pubblicazioni di matrimonio. Una scelta “di rigore e giustizia” sosteneva.

Dopo un ricorso presentato dall’Asgi e dalla Fondazione Piccini, il tribunale di Brescia ha annullato quell’ordinanza, perché discriminatoria. Inoltre, ha condannato il Comune a pagare quattromila euro di spese legali e la pubblicazione della sentenza su un quotidiano nazionale.

Il sindaco, però, non arrende, e con la sua giunta nei giorni scorsi ha annunciato ricorso in appello contro la sentenza di Brescia. I precedenti non lasciano molte speranze. Intanto, però, i suoi concittadini dovranno sostenere le spese dell’azione legale: si parte con 1258 euro, che, come si legge nell’albo pretorio, serviranno a pagare l’avvocato che porterà avanti la nuova battaglia leghista.

Elvio Pasca

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