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Mattarella: “No ai muri, l’Europa risponda a chi fugge dalla guerra”

Il Capo dello Stato contro le “barriere”, una “zavorra per l’Ue”. “Più Europa non vuol dire soltanto più solidarietà, ma anche più sicurezza”

 

Roma – 14 aprile 2016 – “Lasciare senza risposte le migliaia di donne, uomini e bambini che fuggono da guerre, violenze, devastazioni e che oggi bussano alle porte dell’Europa, non è possibile” E i muri “non serviranno a proteggerci”, sono “zavorra” per il cammino che deve fare l’Unione e sono dannosi per tutti.

Intervenendo ieri a Torino al Dialogo di Alto Livello italo-tedesco , il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è tornato a parlare di migrazioni e della necessità di un impegno comune europeo, l’opposto di inutili chiusure nei confini nazionali.  

“L’inedita questione migratoria – ha spiegato – va affrontata con l’intelligenza del senso della realtà: tenendo insieme l’accoglienza di chi ha diritto d’asilo, l’integrazione di chi viene a lavorare nelle nostre società e così contribuisce al nostro benessere, la fermezza nel contrastare i trafficanti di uomini.  Registrazione, asilo, ricollocazione e rimpatri per chi non ha diritto all’asilo si tengono insieme: non può esserci registrazione per quanto completa e scrupolosa, che possa essere efficace senza effettiva ricollocazione e senza accordi di rimpatrio che soltanto l’Unione Europea può gestire proficuamente con i Paesi di origine”. 

“A questa umanità in movimento, spesso resa schiava da vili mercanti, dobbiamo, in qualunque caso, dare risposte all’altezza dei nostri valori. Questi affermeranno la loro autenticità e la loro autorevolezza solo se sapranno riscuotere riconoscenza anche per il trattamento prestato a chi è in difficoltà e si tradurranno in un concreto, efficace programma di aiuto per la pacificazione e per lo sviluppo dei Paesi da cui nascono i flussi migratori, sapendo che nessuna moltitudine di persone lascia il proprio Paese se può vivervi in pace e serenità” ha sottolineato ancora Mattarella.. 

Ecco quindi che “i programmi di aiuto, concreti ed efficaci, per quei Paesi vanno posti in primo piano, sia perché è giusto sia per fermare all’origine i grandi flussi migratori ed evitare che divengano sempre più imponenti e ingovernabili”.

Per il presidente della Repubblica non esiste  “un ‘piano B’, fondato su una presunta via “nazionale” alla soluzione dei problemi che interpellano il nostro Continente. Anzi, possiamo dire che laddove l’Europa ha mancato in solidarietà nell’accoglienza dei profughi, o nella sua politica estera, o in efficacia nel contrasto alle bande di estremisti assassini, questo è avvenuto per una carenza di Europa e non per un suo eccesso. Più Europa non vuol dire soltanto più solidarietà, ma anche più sicurezza. Questo va sottolineato rispetto alla realtà con cui confrontarci. Se si indebolisce il tessuto comune europeo, se si logora l’ideale di Unione, diventiamo tutti più vulnerabili”.

Non basteranno i muri e le barriere a proteggerci – è il richiamo del Capo dello Stato –  se l’Europa non farà passi avanti come progetto comune. Abbiamo lavorato settant’anni per abbattere i muri che dividevano l’Europa: non lasciamo che rinascano, creando diffidenze e tensioni pericolose laddove, al contrario, servono coesione e fiducia. Le barriere che dividessero l’Europa sarebbero una zavorra che ne appesantirebbe il cammino. Sono lieto che il rappresentante della Commissione europea ieri abbia pronunciato parole chiare su quanto sta avvenendo al Brennero”.

“Tornare indietro da Schengen sarebbe un atto di autolesionismo, per tutti”. 

 

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