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Accordo Italia-Albania: perchè rischia di essere l’ennesimo flop del governo Meloni sulla gestione dei flussi migratori

Roma 9 novembre 2023 – Vengono a galla i primi dubbi sul tanto decantato accordo tra Italia e Albania. Il sospetto, infatti, è che possa essere un’intesa molto simile a quella siglata con la Tunisia: un nulla di fatto. Secondo l’accordo, infatti, una parte dei migranti salvati in mare sarà trasferita in due centri albanesi con una capacità complessiva di 3.000 posti, progettati per ospitare fino a 39.000 persone nell’arco dell’anno. Tuttavia, le sfide procedurali e le lacune nella normativa europea sollevano perplessità sulla fattibilità di tale piano.

Migranti, i dubbi attorno all’accordo Italia-Albania

Secondo quanto dichiarato da Meloni, il programma sarebbe di trasferire in Albania solamente i migranti uomini adulti provenienti da paesi considerati sicuri. Sarebbero esclusi, quindi, donne, minori e persone vulnerabili. Considerando solamente i cittadini tunisini e ivoriani, stimati in circa 15.000 individui, però, significa che i soggetti trasferibili sarebbero notevolmente limitati. I migranti, poi, sarebbero sottoposti a un esame accelerato della richiesta d’asilo. Con l’obiettivo di decidere entro quattro settimane se hanno diritto alla protezione o se devono essere rimpatriati. Saltano quindi subito all’occhio le complessità delle procedure e le lacune legali, come per esempio la mancanza di disposizioni europee per le richieste d’asilo presentate al di fuori dei confini dell’Unione europea. Non solo: rimane da chiarire anche la fattibilità di questo piano, che sembra essere molto più complicato di quanto non si voglia ammettere.

Un altro aspetto critico riguarda il tasso di rimpatrio. Basandosi sui dati esistenti, l’Ispi ha calcolato che il tasso medio di rimpatrio per i cittadini africani è del 7,5%. Significa che dall’Albania verranno rimpatriate 1.125 persone. Ovvero più o meno lo stesso numero di migranti che sarebbe stato rimpatriato dall’Italia. Considerando questa percentuale, quindi, è già chiaro che il numero effettivo di rimpatri dalla Albania potrebbe essere notevolmente inferiore alle aspettative. Inoltre, la proiezione dei costi di questo piano indica un onere significativo per i contribuenti. Dalle diarie e indennità per vari professionisti coinvolti, come polizia, magistrati, interpreti e personale medico, ai costi operativi nei centri albanesi, l’esternalizzazione della gestione della migrazione rischia di risultare più onerosa rispetto alle procedure tradizionali.

E’ già evidente, perciò, che mentre il governo italiano prosegue con l’implementazione del piano, l’odore dell’ennesimo fallimento in termini di gestione dei flussi sia dietro l’angolo. E che, anche questa volta, si stia parlando più di slogan che di soluzioni vere e proprie.

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