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Migranti, al confine con la Slovenia si riaccende la discussione sulle riammissioni

Roma, 31 ottobre 2024 – Nel recente vertice tra Italia e Slovenia tenutosi a Brdo, la questione delle riammissioni di migranti lungo la rotta balcanica è tornata al centro del dibattito. Un tema complesso e controverso, che per le associazioni di accoglienza rappresenta un problema di respingimenti illegittimi, mentre per la polizia e le forze dell’ordine rappresenta una misura necessaria per arginare il traffico di esseri umani e rafforzare la sicurezza.

Migranti, si riaccende la discussione sulle riammissioni

A portare avanti la posizione delle forze di polizia è stato Fabrizio Tamaro, segretario provinciale del Sindacato Autonomo di Polizia (SAP), il quale ha sottolineato come l’applicazione di un accordo di riammissione tra Italia e Slovenia sia un passo cruciale per contrastare le organizzazioni criminali che sfruttano i migranti. Tuttavia, per garantire che le riammissioni siano efficaci, Tamaro ha evidenziato la necessità di stabilire protocolli chiari e precisi: “L’accordo va migliorato e adeguato alle necessità del tempo”, ha dichiarato, auspicando che anche la Croazia possa essere coinvolta in questo processo. La rotta balcanica, che si estende dal confine turco a quello italiano, non rappresenta solo una via di ingresso per i migranti che cercano asilo, ma anche un canale per traffici illegali di droga, armi e altre attività criminali.

Secondo Tamaro, la cooperazione e lo scambio di informazioni tra le forze di polizia degli Stati coinvolti sono essenziali per combattere il traffico di esseri umani e altre forme di criminalità organizzata. Azioni congiunte e indagini internazionali rappresentano strumenti cruciali, anche se gli arrivi non sembrano diminuire, con il capoluogo regionale che resta uno dei principali punti di pressione. Per Tamaro, però, la gestione dell’immigrazione clandestina non può essere lasciata al singolo Stato, ma deve essere affrontata a livello europeo, con un controllo più rigoroso ai confini esterni dell’Unione: “L’immigrazione clandestina è un problema europeo e non va lasciato al singolo Stato, va affrontato chiudendo la porta all’irregolarità direttamente ai Paesi, frontiere esterne, che non aderiscono al trattato di Schengen”.

L’apertura di un dialogo sulle riammissioni, se da un lato offre la possibilità di rafforzare la sicurezza e ridurre i traffici illegali, dall’altro solleva importanti questioni relative ai diritti umani. L’invito a rivedere l’accordo Italia-Slovenia e il coinvolgimento di ulteriori Paesi nell’applicazione di protocolli chiari apre, dunque, un dibattito che dovrà tenere conto di entrambe queste esigenze, cercando di conciliare la necessità di sicurezza con il rispetto dei diritti dei migranti.

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