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Migranti, il Tribunale di Ancona: formalizzare istanza di protezione entro cinque giorni

Roma, 17 gennaio 2023 – Il Tribunale di Ancona ha emesso un’ordinanza che obbliga la Questura di Ancona a formalizzare la ricezione della domanda di protezione internazionale dei migranti entro 5 giorni dal provvedimento. La decisione è arrivata in seguito a un ricorso presentato dall’Ambasciata dei Diritti Marche, che ha denunciato il fatto che la Questura non aveva avviato la procedura di accoglienza prevista dalla norma vigente. Costringendo, per giunta, diversi richiedenti a “dormire per strada” nell’attesa.

Migranti, l’ordinanza del Tribunale di Ancona verso la Questura

L’Associazione Onlus ha sottolineato che la decisione del tribunale è articolata. E riporta con precisione le leggi italiane e le disposizioni europee che non lasciano spazio ad alcuna interpretazione. “Avevamo promesso che avremmo fatto ricorso anche alle vie legali. Ebbene avevamo ragione. Il tribunale di Ancona si è espresso con un’ordinanza chiara che obbliga la Questura di Ancona a formalizzare la ricezione della domanda di protezione internazionale entro 5 giorni dal provvedimento. Le motivazioni del giudice sono articolate e riportano con precisione leggi italiane e disposizioni europee che non lasciano dubbi a nessuna interpretazione.

Pensiamo che attualmente i richiedenti asilo presenti ad Ancona, che hanno presentato la domanda in Questura” siano “più o meno” una cifra “che va dalle 70 alle 100 persone”. Numero che “varia perché nel frattempo ci sono stati anche degli accoglimenti””, hanno fatto sapere. Il percorso è stato intrapreso dopo che un richiedente, un uomo di 27 anni, per l’Ambasciata dei diritti era stato in qualche modo “costretto a dormire in strada” dopo la mancata formalizzazione della domanda. L’ordinanza, quindi, risulta particolarmente importante perchè garantisce che i migranti richiedenti asilo vengano accolti in modo adeguato. E che le loro domande vengano formalizzate in modo tempestivo, evitando così che queste persone possano essere costrette a dormire in strada.

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