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Don Acri e il nuovo sistema di accoglienza di Andria: “Centinaia di case affittate a migranti”

Roma, 18 luglio 2022 – “Dall’esclusione all’inclusione”: così don Geremia Acri sta rivoluzionando completamente il sistema di accoglienza migranti ad Andria, in Puglia. Il progetto ha l’obiettivo di trasformare una necessità in un’opportunità, ovvero di realizzare ciò che comunemente definiamo integrazione. E per riuscirci ha fatto affittare a centinaia di extracomunitari appartamenti di privati, così da garantire loro un posto sicuro nel quale ricominciare a vivere.

Migranti, ad Andria un nuovo sistema di accoglienza

“I cittadini andriesi proprietari di case lo chiamano per affittare ai migranti invece che agli italiani. E’ un qualcosa di inedito e utopistico in Italia, dove di solito prevale il razzismo”, ha commentato Yvan Sagnet, presidente dell’Associazione No Cap e partner del progetto. Come sottolineato, per ogni appartamento viene designato un volontario che verifica periodicamente lo stato dell’abitazione. Questo serve a garantire i tre principi base del sistema messo in piedi dal sacerdote della diocesi di Andria, nonché responsabile della Casa di Accoglienza Santa Maria Goretti: ordine, accompagnamento e manutenzione.

“Numerosi senza fissa dimora, che fino a qualche giorno fa alloggiavano in alcuni ghetti dei nostri territori, in baracche di fortuna, riposando su giacigli improvvisati e zeppi di acari, con servizi igienico-sanitari al limite della decenza umana, ebbene a loro è stato proposto un luogo di accoglienza sicuro. Ma anche un lavoro onesto e un trasporto, da e per il lavoro, onesto. E’ questo il progetto strutturato per dare risposte concrete all’emergenza abitativa dei migranti stagionali sul territorio”, si legge sul sito della Fondazione Migrantes. “Il meccanismo della povertà alimenta quello della criminalità. Ognuno ha diritto a una casa, a condizioni di vita dignitose e alla possibilità di realizzare le proprie aspirazioni. Da anni conosciamo il fenomeno dei migranti stagionali che arrivano per la raccolta frutti.

Conosciamo l’importante ricaduta economica locale. E, nel tempo, purtroppo, le nostre comunità hanno preferito la costruzione dello stigma attraverso l’indifferenza e odio nei confronti ‘dell’Altro’. Senza mai trovare una risposta affidabile all’emergenza sociale. Tramite un lavoro, e una paga dignitosa, un lavoratore può permettersi di prendere in affitto una casa e non vivere in un ghetto in situazioni di disumanità”, ha aggiunto poi in conclusione don Acri.

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