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Nei centri di accoglienza ancora 20mila posti liberi, ma il sistema è al collasso

Roma, 16 febbraio 2023 – Il rapporto “Centri d’Italia 2022”, prodotto da Action Aid e Openpolis, mostra che il numero di arrivi in Italia è aumentato dell’80%, e il numero di migranti ospitati ha nuovamente superato i 100.000. Tuttavia, ci sono ancora 20.000 posti disponibili nei centri di accoglienza. E questo contraddice le affermazioni del governo italiano rispetto a un’ipotetica invasione.

Migranti, il rapporto “Centri d’Italia 2022”

Il rapporto, quindi, sostiene che i problemi del sistema di accoglienza siano dovuti a una “gestione irrazionale dei servizi“. Ma anche che siano causati da “una completa mancanza di pianificazione e da criteri di accesso discriminatori per le strutture e i diritti”. Inoltre, lo studio afferma che in Sicilia il 30% dei posti dell’intero sistema di accoglienza (hotspot, centri di accoglienza e centri di integrazione) è attualmente disponibile. La stessa percentuale si conta nel generale sistema di accoglienza diffusa. Non è vero, perciò, che è “il campo profughi d’Europa”, come sostiene il governo Meloni per giustificare l’assegnazione più lontana di porti per lo sbarco dei migranti.

Il report rivela inoltre che negli ultimi tre anni sono stati chiusi 3.500 centri di accoglienza. E le strutture rimanenti sono state sopraffatte a causa di una mancanza di trasparenza e pianificazione. Queste carenze favoriscono “una lettura distorta della realtà. Gli effetti del Decreto sicurezza hanno prodotto una continua crescita dell’approccio emergenziale in risposta ad un fenomeno del tutto ordinario e di piccole dimensioni rispetto alla popolazione italiana”, sottolineano le associazioni. In termini di numeri, nel 2021 erano attive 8.699 strutture di accoglienza, quasi il 30% in meno di quante ce n’erano nel 2018. I posti disponibili erano poco più di 97mila. La maggior parte (63mila) nei grandi centri di accoglienza, 34mila nelle piccole strutture diffuse del sistema Sai di accoglienza e integrazione.

Cosa dicono i dati

Questi dati confermano la preferenza degli ultimi governi a favorire le grandi strutture di difficile gestione. Luoghi senza corsi di italiano, tutela e mediazione linguistica, formazione, rispetto a veri percorsi di integrazione. Infatti a chiudere sono state, in particolar modo, le piccole strutture da meno di 20 posti letto. Non solo: dal report emerge anche che più della metà dei centri non sono mai stati ispezionati. Tra le 13 prefetture che non hanno mai avviato ispezioni ci sono quella di Agrigento (a cui compete la verifica sull’hotspot di Lampedusa da anni in condizioni drammatiche) e quella di Trapani. Le sanzioni economiche comminate sono state quasi di 500mila euro.

Il sistema di accoglienza oggi appare in una situazione allarmante. E’ evidente che l’assenza di pianificazione provoca un’emergenza reale mentre si grida ad un’invasione che non c’è e al sistema al collasso senza accennare alle responsabilità. Addossando anche gli esiti di scelte sbagliate dell’amministrazione sulle spalle delle persone migranti”, ha spiegato Fabrizio Coresi, esperto Migrazioni di Action Aid. Analizzando le città, Roma è quella con più posti disponibili nei centri (3.800 circa). Seguono Torino, Milano, Bologna, Napoli e Firenze. Anche in questi casi, negli ultimi tre anni, i posti sono diminuiti del 45%. Ma non è tutto, perchè quello che risulta è che ci sia un vero e proprio monopolio. Otto posti su dieci, nei Cas, infatti, sono in mano a un unico gestore, la Medihospes. E questo nonostante le irregolarità rilevate nel 2019 con sanzioni di 86mila euro.

A fronte di questi numeri, Action Aid e Openpolis chiedono ai parlamentari di “utilizzare le rilevazioni di questo report per esercitare il ruolo di controllo ed indirizzo politico che gli è proprio per chiedere trasparenza e informazione. Per avere risposte sul perché si parla di un sistema al collasso con una quota considerevole di posti ordinariamente liberi e migliaia di persone lasciate in strada. Sulla mancanza i programmazione e su come vengono impiegate le risorse pubbliche”.

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