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Strage di Cutro, un rapporto rivela che per le autorità italiane la barca non era “di particolare interesse”

Roma, 30 gennaio 2024 – Era il 26 febbraio 2023 quando il mondo ebbe la prova dell’inefficienza delle politiche sull’immigrazione italiane. Era il 26 febbraio 2023 quando il governo Meloni ha deliberatamente scelto di non soccorrere i 200 migranti che stavano naufragando a largo delle coste calabresi. Era il 26 febbraio 2023 quando almeno 94 profughi sono morti davanti a Cutro. E il bilancio di quella notte fu così tragico da far sollevare diversi interrogativi, domande che ancora oggi rimangono senza una risposta nonostante le indagini. Qualcosa, però, si sta muovendo: dai rapporti, infatti, è emerso che le autorità italiane nella sala di monitoraggio a Varsavia hanno valutato l’incidente come “non di particolare interesse“. Così, hanno deciso di voltarsi dall’altra parte.

Migranti, la strage di Cutro poteva essere evitata

Sei giorni dopo l’incidente, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dichiarato pubblicamente che “nessuna comunicazione di emergenza è arrivata alle nostre autorità da Frontex”. Ma le cose non sembrano stare proprio così. Un rapporto di Frontex ottenuto da Euractiv, infatti, sembra confermare diverse preoccupazioni, e indica che le autorità italiane nella sala di monitoraggio a Varsavia hanno valutato l’incidente come “non di particolare interesse”. Ma non è tutto: il documento rivela anche che un aereo di Frontex aveva intercettato l’imbarcazione dei migranti la notte del 25 febbraio, trasmettendo tempestivamente le informazioni alle autorità italiane. Tuttavia, sorprendentemente, il caso è stato classificato come “non emergenza”.

La mancanza di una comunicazione tempestiva e la valutazione del caso come non urgente, però, fanno sollevare dubbi sulla gestione dell’incidente. Perchè come ha ribadito l’Ufficio per i diritti fondamentali di Frontex, situazioni del genere “possono degenerare rapidamente in un’emergenza”. E proprio per questo ha chiesto una revisione del modello di rapporto di avvistamento, ma non ha mai ricevuto una risposta. “L’Ufficio per i diritti fondamentali di Frontex non ha potuto analizzare e commentare le misure adottate dalle autorità italiane dopo aver ricevuto le informazioni sull’avvistamento”, ha infatti dichiarato. Per questo, l’ufficio ha raccomandato all’agenzia di “rivedere il modello di rapporto di avvistamento con sezioni specifiche per garantire la compilazione standardizzata da parte dei diversi capi squadra e la completezza delle informazioni per un SAR efficace”.

Il documento, tra l’altro, rivela anche che, dopo l’intercettazione, le autorità italiane hanno effettuato un pattugliamento di polizia, ma le navi sono dovute rientrare a causa delle avverse condizioni del mare. E questo solleva ulteriori interrogativi sulla prontezza e l’efficacia della risposta italiana alle emergenze marittime.

Nelle settimane successive al naufragio, la notizia ha ovviamente suscitato indignazione sui media italiani e internazionali, portando la Procura di Cutro ad aprire un’indagine ancora in corso. Tuttavia, il silenzio delle autorità italiane in risposta alle richieste di dettagli sulle misure adottate solleva non poche domande rispetto alla trasparenza e la responsabilità.

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