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Dl Albania, contro costi e burocrazia il governo propone videoconferenze per le udienze dei migranti

Roma, 29 novembre 2023 – Appurato che il Dl Albania prevederebbe una serie di costi e tempi legati alla burocrazia senza precedenti, il governo Meloni cerca un escamotage per accelerare le pratiche. E ha pensato così a delle videoconferenze per le udienze delle commissioni d’asilo e dei giudici per i migranti coinvolti nel protocollo.

Migranti, il governo Meloni pensa a delle videoconferenze per attuare il Dl Albania

Il disegno di legge di ratifica del protocollo, attualmente in fase di elaborazione, dovrebbe essere approvato dal consiglio dei ministri prima di passare all’esame delle Camere, dove le opposizioni hanno già manifestato la loro intenzione di opporsi. Il governo interpreta questo disegno di legge anche come una forma di “extraterritorialità” delle zone in Albania designate per l’applicazione del diritto italiano ed europeo.

In ogni caso, permane l’obiettivo di semplificare le procedure, ridurre i costi e superare le sfide organizzative legate agli spostamenti di commissioni prefettizie, giudici, avvocati e forze dell’ordine. Tuttavia, questa soluzione, sebbene pratica per gli enti coinvolti, potrebbe risultare penalizzante per i migranti, soprattutto per coloro appena soccorsi in mare, destinati direttamente ai centri in Albania dopo la firma del protocollo tra la premier Giorgia Meloni ed Edi Rama. La mancanza di conoscenza della lingua, delle procedure e dei propri diritti, infatti, potrebbe rendere difficile per i migranti rappresentare adeguatamente la propria situazione durante le videoconferenze, anche con la presenza di mediatori.

La struttura prevista in Albania, secondo quanto dichiarato finora, dovrebbe comprendere un’area riservata per richiedenti asilo provenienti da Paesi sicuri, con una procedura accelerata di 28 giorni, e un’area per un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr), destinato al trattenimento dei richiedenti asilo che hanno ricevuto un diniego e devono essere rimpatriati entro un massimo di 18 mesi. La proposta, però, continua a sollevare critiche e preoccupazioni sul rispetto dei diritti fondamentali dei migranti, anche se il governo sostiene che mira a semplificare le operazioni e a rispettare le normative vigenti.

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