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Migranti, la storia di Rashid e della sua vittoria in tribunale contro il governo Meloni

Roma, 23 settembre 2024 – La storia di Rashid probabilmente creerà un precedente importante. Lui, immigrato proveniente dal Bangladesh, infatti, ha appena segnato un’importante vittoria in tribunale contro il governo Meloni e le norme restrittive del decreto Cutro. A causa dell’inasprimento delle leggi, infatti, Rashid e tanti altri come lui rischiano di essere espulsi da un giorno all’altro, anche se lavorano e vivono in Italia. Dopo aver presentato ricordo, però, Rashid è riuscito a ottenere dal tribunale di Bologna il riconoscimento del suo diritto a convertire il permesso di protezione speciale in un permesso di lavoro, permettendogli così di restare in Italia legalmente e sperare di riunirsi presto con la sua famiglia.

Migranti, la storia di Rashid e della sua vittoria

Rashid è arrivato in Italia nel 2017, dopo un viaggio difficile attraverso il Mediterraneo. Partito dalla Libia, dove aveva cercato di lavorare come elettricista, le condizioni di vita e di lavoro lo avevano costretto a fuggire ancora una volta. Approda così a Catania, a bordo di un barcone soccorso dalla Guardia Costiera. Inizialmente, il suo obiettivo non era nemmeno quello di venire in Italia. La sua speranza, infatti, era quella di trovare lavoro in Libia per sostenere la sua famiglia, rimasta in Bangladesh. Tuttavia, dopo sei mesi di miseria, la decisione di attraversare il Mediterraneo è stata praticamente un’imposizione.

Nei suoi primi anni in Italia, Rashid ha vissuto nei centri di accoglienza in Sicilia, dove ha svolto lavoretti precari, senza riuscire a costruire una vita stabile o a guadagnare abbastanza per affittare una casa. In quei momenti l’idea di un ricongiungimento familiare con sua moglie e i suoi due figli piccoli sembrava quasi impossibile, ma smettere di lottare non era un’opzione. Così, dopo aver ottenuto un permesso di protezione umanitaria, in seguito convertito in protezione speciale, Rashid si trasferisce a Bologna, dove finalmente trova un lavoro regolare come aiuto cuoco in un ristorante. Nel 2023, però, il decreto Cutro approvato dal governo Meloni introduce nuove restrizioni sui migranti. Restrizioni che rendono difficile la conversione dei permessi di protezione speciale in permessi di lavoro. E quando il permesso di Rashid scade e lui chiede la conversione, si trova di fronte a un rifiuto da parte della questura. Senza alternative, rischiava di rimanere in Italia come clandestino o, peggio, di essere deportato in Bangladesh.

Fortunatamente, trova il supporto della Cgil di Bologna, che si fa carico della sua causa e porta il caso in tribunale. Grazie al lavoro degli avvocati Gian Andrea Ronchi e Giulia Crescini, il tribunale di Bologna, con una sentenza emessa dalla giudice Emanuela Romano, stabilisce il diritto di Rashid a richiedere la conversione del permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Inoltre, condanna il Ministero dell’Interno al pagamento delle spese legali.

Le ripercussioni del Decreto Cutro e le critiche della Cgil

La vittoria di Rashid rappresenta un segnale importante per tutti quegli immigrati che si trovano in una situazione simile. La Cgil di Bologna ha sottolineato come le restrizioni imposte dal decreto Cutro siano un ostacolo all’integrazione dei cittadini migranti provenienti da Paesi terzi e possano addirittura favorire lo sfruttamento lavorativo e il caporalato. “Bisogna garantire a tutti il diritto di convertire il permesso di protezione speciale in permesso di lavoro“, ha dichiarato il sindacato, condannando le nuove norme che mettono a rischio il futuro di migliaia di lavoratori stranieri.

Ma al di là del segnale collettivo, per Rashid questa vittoria rappresenta la possibilità di costruirsi un futuro in Italia e, soprattutto, di riunirsi finalmente con la sua famiglia, che non vede da molti anni. Tuttavia, la sua storia è solo una delle tante in un contesto in cui le nuove politiche migratorie cercano di ostacolare il processo di integrazione. E la sua battaglia, sostenuta dalla Cgil, è un esempio di come la solidarietà e il sostegno legale possano fare la differenza per chi, come lui, lotta per un futuro migliore in un paese straniero.

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