Roma, 22 ottobre 2024 – Il tema migranti e l’accordo Italia-Albania non stanno creando discussione solamente in Italia. Anche a livello europeo, infatti, la tensione si sta intensificando a causa del protocollo stilato con Tirana. L’esternalizzazione delle procedure di richiesta d’asilo e rimpatrio sta sollevando numerose preoccupazioni all’interno del Parlamento europeo, in particolare tra i socialisti, che si oppongono fermamente alla strategia promossa dal Partito Popolare Europeo e sostenuta dalla leader Giorgia Meloni. La capogruppo dei Socialisti e Democratici, Iratxe Garcia Perez, ha quindi avvertito che se la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, adotterà questo modello, potrebbe perdere il loro appoggio: “Non possiamo sostenere una tale deriva”.
Migranti, il dibattito arriva in Europa
L’esperimento portato avanti tra Italia e Albania ha scatenato il dibattito su scala europea, con la possibilità che il modello venga esteso a livello comunitario. I socialisti, però, sono pronti a rivedere il loro sostegno alla presidente von der Leyen se il protocollo dovesse diventare una soluzione sistemica per l’UE. Il tema è stato discusso anche in un vertice informale tra diversi leader europei, organizzato dalla stessa Meloni con il sostegno della premier danese e del neo-primo ministro olandese. La riunione ha visto la partecipazione di Paesi come Austria, Cipro, Grecia, Malta, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Ungheria, tutti orientati verso politiche più rigide in materia di immigrazione e gestione dei confini. Tuttavia, l’iniziativa ha incontrato resistenze da parte di pesi massimi come Francia, Germania e Spagna, che mantengono un atteggiamento più scettico.
La questione dell’immigrazione, con la proposta di centri di rimpatrio nei Paesi terzi, è diventata così il simbolo di una crescente frattura politica all’interno dell’Unione europea. Se da una parte i leader conservatori europei vedono di buon occhio l’approccio promosso dall’Italia, dall’altra parte ci sono paesi che esprimono preoccupazioni legali e umanitarie, alimentando una dissonanza che riflette lo spostamento a destra dello spettro politico comunitario sancito dalle elezioni europee di giugno.
La presidente della Commissione Ursula von der Leyen dovrà ora affrontare una sfida complessa: tenere insieme un’Europa divisa, bilanciando le richieste di maggiore controllo sull’immigrazione con il rispetto dei diritti umani e delle normative internazionali.
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