Roma, 27 giugno 2024 – In occasione della Giornata Internazionale per le Vittime di Tortura, Medici per i Diritti Umani (Medu) ha lanciato il webreport “Frammenti”. Il report sottolinea l’impatto devastante della tortura e della violenza intenzionale sulla salute mentale dei migranti e dei richiedenti asilo, evidenziando il percorso di cura come un processo di ricomposizione, simile all’antica arte giapponese del kintsugi che rende preziose le fratture.
Migranti, il report di Medici per i Diritti Umani
Negli ultimi dieci anni, oltre un milione di migranti, rifugiati e richiedenti asilo sono arrivati in Italia, tra cui un’alta percentuale di persone sopravvissute a traumi estremi. Dal 2014, Medu ha cercato di rispondere a questa crescente esigenza di salute, implementando i Centri Psychè per la salute mentale transculturale, operativi a Roma, Firenze e Ragusa. Questi centri hanno assistito oltre 1.500 persone in oltre 8.000 sedute, con l’80% dei pazienti che ha riferito di aver subito tortura o trattamenti inumani nei Paesi d’origine o lungo le rotte migratorie.
Il modello di intervento dei Centri Psychè si basa su due componenti complementari. Una clinico-riabilitativa, mirata alla rielaborazione delle memorie traumatiche e al benessere psicologico. E una psico-sociale, volta ad accompagnare il paziente nella costruzione di un progetto di vita nel nuovo contesto. Dal gennaio al dicembre 2023, i centri hanno assistito 241 pazienti provenienti da 50 diversi Paesi, con 1.865 sedute totali.
Il rapporto evidenzia alcune criticità trasversali nei servizi sanitari delle tre regioni in cui operano i Centri Psychè: Lazio, Toscana e Sicilia. Tra queste, la carenza di mediazione culturale, servizi e personale dedicato all’individuazione precoce dei casi vulnerabili. Ma anche la cronica insufficienza di strutture di accoglienza dedicate a persone con vulnerabilità psichica. Inoltre, Medu sottolinea che la riduzione dei servizi all’interno dei Cas, a seguito della legge n. 50/2023 (Decreto Cutro), ha contribuito a peggiorare le condizioni di benessere psico-fisico dei migranti accolti. Per questo Medu ha presentato alcune proposte che includono il miglioramento dei sistemi di accoglienza, la riduzione dei tempi della procedura di asilo. E l’implementazione di un approccio complementare e culturalmente sensibile in tutte le fasi del percorso di riabilitazione.
“L’esperienza decennale dei Centri Psychè ha permesso di osservare i gap esistenti nei servizi di salute e nel sistema di accoglienza. Elaborando un modello di intervento efficace, replicabile e sostenibile”, ha dichiarato Medu. “Questo modello, basato sulla sussidiarietà tra servizi pubblici e organizzazioni del privato sociale e su un approccio sistemico, rappresenta una risposta possibile alle sfide poste dal fenomeno migratorio”, ha aggiunto poi in conclusione.
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