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Migranti, nel processo di Iuventa il governo vuole essere parte civile e chiedere i “danni morali”

Roma, 20 dicembre 2022 – Secondo l’ultima udienza del processo ai membri dell’equipaggio della nave Ong Iuventa, questi ultimi rischiano fino a 20 anni di reclusione per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Dall’agosto del 2017, dopo il salvataggio di numerosi migranti, la nave si trova ancora sequestrata nel porto di Trapani, e proprio ieri sia il ministero dell’Interno che la Presidenza del Consiglio hanno chiesto di essere ammessi come parte civile del nel processo.

Migranti, il processo a Iuventa

Il processo va avanti mentre lo Stato deve rimettere a posto la nave posta sotto sequestro da ben cinque anni. In ogni caso, l’intenzione pare essere quella di chiedere un risarcimento danni a coloro che hanno contribuito al salvataggio dei migranti in mare. Secondo il governo, poi, lo Stato avrebbe subito un “danno economico e morale”. “Il fatto che l’esecutivo italiano affermi apertamente di aver subito danni morali e di reputazione a causa delle nostre azioni è vergognoso”, ha commentato Kathrin Schmidt di Iuventa-Crew.

“Accogliamo con favore questa decisione, perchè ora finalmente si potrà esaminare la mancanza di qualità degli interpreti nominati dalla polizia e dalla procura. Le stesse prove audio dimostreranno che l’ufficio del pubblico ministero ha violato elementari regole procedurali. Come citare correttamente la difesa nei verbali”, hanno sottolineato poi il legale degli imputati, Nicola Canestrini. I giudici di Trapani, infatti, dovranno adesso esaminare la richiesta del governo e decidere nelle prossime udienze. Nel frattempo, però, hanno stabilito che agli imputati della Iuventa deve essere fornita un’ulteriore assistenza linguistica in udienza con un interprete aggiuntivo. Questo al fine di “garantire un’effettiva partecipazione al processo”. Inoltre il giudice ha concesso alla difesa di presentare le registrazioni audio che la difesa aveva effettuato prudenzialmente durante l’interrogatorio di uno degli imputati.

“E’ una decisione importante, in quanto il diritto alla traduzione corretta di tutte le parti degli interrogatori è uno dei fondamenti di un processo equo”, ha infine dichiarato Amnesty Italia. Proprio per questo motivo sono stati nominati quattro esperti, chiamati a preparare le trascrizioni di tutti gli interrogatori.

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