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Migranti pakistani accolti dalla Caritas di Siena: emergenza freddo e soluzioni urgenti

Roma, 9 dicembre 2024 – Le ultime due notti, i migranti pakistani in difficoltà hanno trovato riparo dal freddo e dalla pioggia presso le strutture della Caritas di Siena. La decisione, presa in via emergenziale, ha permesso loro di evitare le rigide temperature sotto zero e le intemperie, ma le risorse della Diocesi sono al limite. “Li abbiamo accolti perché non ce la siamo sentita di lasciarli fuori, ma abbiamo il dormitorio pieno, non ci sono più posti. Li abbiamo sistemati in maniera molto arrangiata”, ha spiegato Don Vittorio Giglio, direttore della Caritas locale.

Migranti, una soluzione temporanea

Attualmente, nei dormitori di via Mascagni la capienza massima è stata superata: 45 persone occupano spazi progettati per ospitarne 27. “La nostra è solo un’azione emergenziale, per dare tempo a chi di dovere di trovare soluzioni di lungo periodo. Tra bagni chimici e spazi ridotti, la situazione è difficile. Più rapidamente si interviene, meglio è”, prosegue Don Vittorio. I migranti che necessitano di un rifugio sono in tutto 18. Fino a pochi giorni fa, alcuni dormivano nei locali messi a disposizione da Rifondazione Comunista e dal Partito Democratico, mentre altri passavano le notti all’aperto nel parcheggio Il Duomo. La precarietà delle condizioni ha causato problemi di salute per alcuni di loro.

Don Vittorio ha espresso la speranza che il Comune e la Prefettura intervengano con misure concrete, come l’attivazione di posti nei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS). “I numeri non sono altissimi e anche se possono sembrare rilevanti per una città come Siena, sono gestibili con il giusto impegno”, sottolinea infatti. E secondo le prime informazioni, il Comune si sta muovendo per individuare soluzioni adeguate, mentre la Prefettura è chiamata a giocare un ruolo cruciale nell’organizzazione dell’accoglienza. Nel frattempo, la Caritas continuerà a offrire supporto nell’ambito delle sue possibilità, ma ribadisce che serve un approccio strutturale per affrontare l’emergenza. L’appello alle istituzioni, però, rimane chiaro: garantire a queste persone, già provate da un lungo viaggio e da condizioni di estrema precarietà, un’accoglienza dignitosa che le aiuti a riprendere il proprio percorso di vita.

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