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Migranti, perchè potrebbe saltare l’accordo tra Italia e Albania

Roma, 14 marzo 2024 – La recente decisione della Corte di Giustizia Europea potrebbe avere profonde ripercussioni sul futuro del progetto Albania, il quale prevedeva l’applicazione di procedure accelerate di frontiera per i migranti soccorsi nel Mediterraneo da navi militari italiane. Questo sviluppo è il risultato di un dibattito legale in corso tra i giudici delle sezioni immigrazione dei tribunali italiani e le istituzioni europee riguardo alla legittimità di tali procedure. E, nell’occhio del ciclone, è finita una controversia giudiziaria.

Migranti, perchè potrebbe saltare l’accordo con l’Albania

La controversia riguarda la conformità delle procedure accelerate di frontiera con la direttiva “2013/33/UE del Parlamento europeo e del Consiglio”, la quale disciplina le norme relative all’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale. In particolare, si contesta l’applicazione di una cauzione fissa da 5.000 euro come alternativa al trattenimento dei migranti richiedenti asilo nei centri albanesi. Il Ministero dell’Interno italiano, dopo che la Cassazione aveva deferito la questione alla Corte di Strasburgo, aveva chiesto un’esame urgente del ricorso. Tuttavia, la Corte europea ha respinto tale richiesta, indicando che il verdetto potrebbe richiedere diversi mesi per essere emesso. Questo rallentamento è stato attribuito alla modalità di invio degli atti, effettuata tramite raccomandata, che ha allungato i tempi di notifica.

L’avvocata Rosa Emanuela Lo Faro, difendendo i migranti nei casi portati all’attenzione della Corte di Giustizia Europea, ha sottolineato che si tratta di una questione da affrontare con procedura ordinaria, e non con procedura d’urgenza, evidenziando le divergenze tra le visioni delle due istanze giuridiche. L’effetto immediato di questa decisione potrebbe essere il differimento a tempo indeterminato del progetto Albania, in attesa del verdetto finale sulla sua legittimità. Inoltre, la ‘non convalida’ dei trattenimenti potrebbe comportare la non attivazione di procedure di urgenza, dal momento che i migranti non sarebbero detenuti o limitati nella loro libertà in altre strutture.

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