Roma, 6 febbraio 2024 – Continua a destare particolare preoccupazione e indignazione l’emergenza accoglienza migranti a Roma, soprattutto in riferimento agli sgomberi avvenuti a Viale Pretoriano. Nonostante gli sforzi delle autorità nel procedere con gli interventi di bonifica e sgombero delle aree occupate, infatti, il problema persiste e si aggrava, lasciando intravedere la mancanza di soluzioni concrete da parte delle istituzioni.
Roma, tornano le tendopoli dei migranti
L’ondata migratoria, composta principalmente da cittadini stranieri provenienti dagli hotspot in Sicilia o fuoriusciti dai centri di accoglienza straordinaria (CAS), sembra essere in costante aumento. La presenza di una distesa di tende e giacigli di fortuna lungo i giardini a ridosso delle Mura Aureliane è diventata una triste realtà, rappresentando un simbolo tangibile delle difficoltà che affrontano i migranti nel tentativo di trovare un rifugio e una stabilità. Secondo Paolo Ciani di Demos, la diminuzione delle pratiche di regolarizzazione e l’assenza di risposte adeguate in termini di accoglienza da parte del governo attuale contribuiscono all’aggravarsi della situazione. La mancanza di soluzioni strutturali e l’assenza di accordi internazionali efficaci, poi, rendono sempre più difficile il reinserimento sociale e lavorativo dei migranti, lasciandoli nel limbo dell’irregolarità e dell’insicurezza.
Le parole di Nella Converti del Pd, presidente della commissione politiche sociali, inoltre, confermano il deterioramento della situazione ad Roma, attribuendo la responsabilità alle scelte politiche dell’attuale governo nazionale. Le politiche reazionarie e il decremento delle tutele per chi richiede asilo, infatti, vanno a generare insicurezza sociale e a minare la coesione delle comunità. E in questo contesto, gli sgomberi appaiono come provvedimenti inefficaci e costosi, incapaci di risolvere il problema alla radice. La mancanza di una strategia di accoglienza e integrazione adeguata rischia quindi di alimentare ulteriormente il disagio sociale e di creare divisioni all’interno della società.
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