Roma, 2 novembre 2024 – Durante il Festival della Migrazione, il cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI, ha lanciato un appello accorato sulla gestione dei flussi migratori, soffermandosi sul dramma delle morti dei migranti nel Mediterraneo e sull’importanza di una politica inclusiva e legale. “Mi vergogno che nel Mediterraneo ci siano ancora bambini che muoiono. Ci dovremmo vergognare tutti“, ha dichiarato Zuppi, citando uno degli ultimi naufragi in cui hanno perso la vita venti migranti, tra cui diversi minori.
Zuppi: “Le morti dei migranti sono un fallimento”
Per Zuppi, la tragedia dei migranti rappresenta “un fallimento per l’Europa“. Parlando del naufragio, ha posto una domanda retorica ma incisiva: “Che mondo è se non riusciamo a salvare i bambini?” Il cardinale ha fatto riferimento all’enciclica Fratelli Tutti di papa Francesco, sottolineando che la solidarietà e la salvezza devono essere prioritarie. “Non significa che dobbiamo prendere tutti, ma che bisogna salvarli tutti”, ha affermato, rimarcando la necessità di gestire i flussi migratori in modo regolare e strutturato. Zuppi, inoltre, ha parlato anche dell’importanza dei migranti per il mondo del lavoro in Italia. Ha fatto l’esempio dell’Interporto di Bologna: “Nel giorno in cui all’Interporto non ci sono più migranti, non funziona più la città”. Ha aggiunto che anche settori come quello dell’assistenza familiare, con il contributo delle badanti, subirebbero gravi difficoltà senza la presenza di lavoratori stranieri. Gli imprenditori chiedono manodopera. Dobbiamo risolvere i problemi dell’illegalità con la legalità, perché l’illegalità si combatte solo attraverso regole chiare e giuste”, ha sottolineato il cardinale.
Il cardinale, poi, ha insistito su un approccio bilanciato alla questione migratoria, che non si limiti alla sicurezza, ma garantisca anche diritti e possibilità. “Se pensiamo di dare solo i doveri senza i diritti, c’è qualcosa che non funziona. La sicurezza vera si costruisce dando opportunità e risorse”. Zuppi ha anche ricordato che la migrazione italiana del passato ha affrontato sfide simili, sottolineando che l’immigrazione non può essere vista esclusivamente come un problema di ordine pubblico. Nel suo intervento, ha inoltre fatto un appello per un cambiamento culturale e politico. “Fare il bene del Paese non è alzare muri”, ha detto, invitando a superare la paura e la polarizzazione. Ha poi evocato il Liber Paradisus, l’atto storico del Comune di Bologna che abolì la schiavitù nel 1257, come simbolo di una visione progressista che oggi deve essere applicata ai diritti dei migranti.
“Se vogliamo che l’Italia diventi davvero grande, dobbiamo liberare dalla paura e riconoscere che l’altro non è un nemico, ma il nostro prossimo“, ha concluso, esortando Europa e Africa a costruire un futuro condiviso basato sulla cooperazione e l’inclusione. Un messaggio potente, che invita a riflettere sull’urgenza di politiche migratorie giuste e umane, capaci di coniugare legalità, solidarietà e sviluppo.
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