Roma – 21 agosto 2014 – Chissà se ha sbagliato Simona Ventura o chi le ha scritto il testo da recitare con la solita verve davanti alle telecamere. Fatto sta che lo spot per la fase finale di Miss Italia 2014, che la showgirl presenterà su La7 a settembre, dice il falso.
“Quest’anno – spiega Ventura nel video– abbiamo tante novità. Innanzitutto, abbiamo esteso il limite di età ai 30 anni, e allargato a quelle ragazze nate in tutte le parti del mondo, ma con cittadinanza italiana. Ci vediamo a Iesolo con Miss Italia, l’Italia più bella”.
Il realtà, a leggere bene il regolamento, la più bella d’Italia potrebbe essere anche una ragazza che la cittadinanza italiana ancora non ce l’ha. Secondo l’articolo 8, per partecipare le ragazze devono avere “nazionalità o cittadinanza italiana”, oppure “essere nate in Italia anche se da genitori stranieri e risiedere in Italia da almeno 18 anni consecutivi alla data di iscrizione”.
Patrizia Mirigliani, annunciando lo scorso aprile la (piccola) novità, aveva pure usato toni altisonanti, “Un’apertura di grande buon senso rivolta a tutte quelle ragazze che sono nate in Italia, che hanno frequentato le scuole nel nostro paese, che lavorano stabilmente e sono perfettamente integrate nella società al punto da essere italiane a tutti gli effetti.
“Miss Italia dà a queste donne il suo lasciapassare per partecipare al concorso” spiegava allora la patrona di Miss Italia”. Poi, però, nello spot de La 7, se ne sono dimenticati. E pensare che per la fase finale si già qualificata Alexadra Basach, con la corona di miss Roma, figlia di immigrati polacchi, che così commenta le nuove regole: “Un grande passo in avanti. Miss Italia infatti rispecchia la situazione in cui versa il Paese, cioè di integrazione e di apertura verso un multiculturalismo galoppante in tutta Europa”.
Secondo l’ Asgi, l’errore è da matita blu, perché penalizza le figlie degli immigrati. Così l’associazione ha scritto una lettera alla rete televisiva chiedendo una rettifica dello spot.
“A prescindere dalla più generale questione della legittimità o meno di limitazioni nell’accesso al concorso in base alla cittadinanza delle candidate, lo spot televisivo, principale canale di diffusione delle informazioni presso le aspiranti, diffonde un messaggio palesemente non conforme al regolamento e avente contenuto dicriminatorio” nota l’Asgi.
"È un’informazione falsa, – attacca ancora l'associazione – che non solo è in contrasto con i principi generali di correttezza e buona fede, ma è idonea a scoraggiare dalla partecipazione le cittadine straniere che pure avrebbero diritto”
Elvio Pasca