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Moschea a Milano. “Musulmani senza diritti, così lasciano i giovani ai terroristi”

Ferma l’assegnazione degli spazi per i nuovi luoghi di culto. Davide Piccardo (Caim): “Chiediamo solo di poter pregare, negarlo è ingiusto e irresponsabile”. VIDEO “Cittadini in attesa di un diritto”

 

Milano – 25 gennaio 2016 – 100 mila persone, 100 mila cittadini in attesa di un diritto. Lo stesso sancito dalla nostra Costituzione, secondo la quale tutti dovrebbero poter professare liberamente la propria fede ed esercitarne il culto, anche in pubblico. 

Per i musulmani che vivono a Milano, stranieri, italiani, immigrati e figli di immigrati, quel diritto non esiste. Chiedono invano da anni una moschea degna di questo nome, pagata di tasca loro  in spazi autorizzati dal Comune, e invece sono costretti a pregare nelle loro case, nei garage o in altre strutture sempre a rischio di essere chiuse perché non ritenute adatte a questo scopo. 

Il Comune aveva avviato un percorso per la realizzazione di due moschee a Milano. C’è stato il bando, le associazioni hanno presentato i progetti e a settembre c’è stata anche una prima assegnazione. Eppure è ancora tutto fermo,  tra la legge regionale antimoschee voluta dai leghisti e da  troppo tempo al vaglio della Corte Costituzionale, la campagna elettorale già iniziata (l’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino è candidato alle primarie del centrosinistra)  e i ricorsi degli esclusi 

A primavera Milano cambierà sindaco e consiglio comunale. Si rischia di dover ricominciare tutto da capo, se non di archiviare a tempo indeterminato il progetto. 

#Moscheasiprego è la campagna rilanciata dal Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano e Monza e Brianza perché questo non avvenga. Il suo messaggio è affidato a un nuovo spot, “Cittadini in attesa di un diritto”, che mostra il volto dell’islam milanese, donne e uomini come tutti gli altri, madri, lavoratori e lavoratrici, sportivi. Hanno barbe e veli? Sono barbe e veli che la nuova Italia porta, chi non gradisce dovrà farsene una ragione. (CONTINUA DOPO IL VIDEO)

 

“Noi musulmani siamo persone normali. Chiediamo semplicemente un luogo per pregare e invece continuano a negarcelo, negandoci la dignità” dice a Stranieriinitalia.it Davide Piccardo, coordinatore del Caim, che ha ottenuto l’assegnazione dell’area dell’ex Palasharp. “Abbiamo vinto con un progetto che per noi è stato molto dispendioso. Dovevano solo fare dei controlli di rito e invece da mesi non se ne sa più niente”. 

C’entra davvero la legge antimoschee? “La legge, che riteniamo incostituzionale, c’era già prima della pubblicazione del bando, ma  il Comune è andato avanti comunque. Ora c’è comunque un atto amministrativo che dice che possiamo fare la moschea e che potremo far valere anche con i vincitori delle prossime elezioni. Vorremmo però che l’amministrazione Pisapia portasse prima a termine questo percorso”. 

Il progetto della moschea di Milano sembra in realtà impantanato nell’ islamofobia che fa da eco alla lotta al terrorismo. Con molta poca lungimiranza. 

“Negare questo diritto a 100 mila persone – ammonisce Piccardo – non è solo ingiusto, è anche irresponsabile. Ci chiedono di essere in prima linea contro il terrorismo e noi ce la mettiamo tutta, ma allora ci diano gli strumenti per insegnare ai giovani i veri valori dell’Islam, ci permettano di pregare e parlare con loro in una moschea e non li lascino a indottrinarsi su internet dai predicatori d’odio”. 

Elvio Pasca

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