Milano – 15 aprile 2014 – Ci sono la grande cupola e il minareto, come da tradizione, ma reinterpretati con un gusto decisamente moderno. Accanto ai luoghi di preghiera, anche aree di socializzazione e cultura, come l’hammam, la biblioteca, le sale conferenze, l’auditorium o il ristorante.
È il progetto della moschea che il Coordinamento delle associazioni Islamiche di Milano e Monza vuole realizzare a Milano, un’niiziativa sostenuta dalla campagna “Moschea Milano? Sì, prego” lanciata nelle scorse settimane. Venerdì planimetria e rendering dell’edificio sono stati mostrati a tremila fedeli riuniti al Palasharp.
Il progetto si realizzerà solo se di concluderà positivamente il dialogo avviato con il Comune di Milano. Perché è vero che il Caim promette di costruire l’edificio con i soldi dei fedeli (si stima un costo di10 milioni di euro), ma tocca all’amministrazione scegliere e assegnare il luogo da destinare all’edificio di culto. In pole position c’è proprio l’area del Palasharp, a Lampugnano, dove la comunità già si riunisce a pregare.
Venerdì a condurre il sermone c’era Abdel Hamid Zeriate, 31 anni, medico italiano di origine marocchina. "È nostro diritto avere la moschea – ha detto l'imam – perché siamo cittadini di Milano e non solo perché i politici vogliono dare un'immagine di 'città aperta'. Non è luogo di immagine o di turismo, ma é un luogo sacro. Deve essere costruita per restare, non solo per l'Expo. Non chiediamo la moschea per fare un affronto a chi non crede nella nostra religione, ma per una questione di dignità di noi musulmani".