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Moschea Milano: è scontro

Pareri contrastanti sul luogo di preghera di vieale Jenner. Penati: "Multa per chi intralcia il traffico pregando"

Milano – 7 luglio 2008 – Si cerca ancora la soluzione migliore alla questione della moschea di viale Jenner, a Milano, da tempo al centro di polemiche. Sullo spostamento dell’Istituto culturale islamico e del luogo di preghiera sono fioccate proposte diverse.

Il ministro dell’Interno Roberto Maroni pensa di risolvere il problema entro l’estate per eliminare il disagio dei cittadini della zona dovuto a oltre tremila fedeli ogni venerdì. Il comune di Milano mette a disposizione una struttura per la preghiera in un luogo diverso dall’istituto culturale oppure propone che moschea e istituto traslochino fuori dalla città in una zona non urbanizzata, non residenziale e non commerciale.

Monsignor Gianfranco Bottoni, responsabile delle relazioni ecumeniche e dialogo dell’Arcidiocesi di Milano, prospetta l’idea di più moschee capaci di ospitare 2-300 persone e vicine ai luoghi di lavoro e alle abitazioni dei fedeli islamici. Una soluzione, quest’ultima, vista di buon occhio da Yahya Pallavicini, vicepresidente della Comunità islamica Religiosa (Coreis) e imam di via Meda a Milano, che lancia anche l’idea in Lombardia di una consulta islamica regionale su modello di quella creata dal Ministero dell’Interno.

Proposta forse un po’ troppo ottimistica quella di Monsignor Bottoni. Infatti il direttore dell’istituto culturale islamico Abdel Hamid Shaari, ironicamente, commenta: "Figuriamoci, non riusciamo a metterci d’accordo su una moschea, possiamo immaginare su una ventina". Mentre Davide Boni, assessore al Territorio della Lombardia e capodelegazione della Lega Nord invita Monsignor Bottoni a fare solo il suo mestiere e sostiene lo spostamento del centro in zone non abitate, come ad esempio aree dismesse anche fuori Milano.

"Guardiamo a 360 gradi, dappertutto – ha detto Boni -. In città non c’é spazio per quattromila persone che pregano a meno che non radiamo al suolo San Siro. Dunque vanno dove c’é posto. Forse il presidente del centro islamico non ha capito che siamo in Italia e non a casa sua. E se anche fosse a casa sua – aggiunge -, ci sono delle regole da rispettare e loro adesso non danno garanzie di vivere civile. Non è che perché sono in tanti si possono mettere a pregare in mezzo alla strada".

Intanto arriva oggi la proposta del presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, di multare chi intralcia il traffico nelle vie vicine alla moschea di viale Jenner, in occasione della preghiera del venerdì. Non si prospetta insomma semplice l’incontro tra il prefetto Gian Valerio Lombardi, la comunità islamica e gli amministratori previsto per i primi giorni di questa settimana.

Ma il ministro Maroni è ottimista e intravede la soluzione al problema anche se al momento le posizioni sembrano essere ancora distanti. Ma avverte: “La Curia di Milano invece di lanciare insulti dovrebbe occuparsi dei diritti dei cittadini milanesi "che non possono girare liberamente nel loro quartiere". Non si tratta, dice, di chiudere la moschea ma di "trasferirla in un altro luogo dove siano rispettate le norme igienico-sanitarie, urbanistiche, e i regolamenti comunali".

Il termine per risolvere la questione è “fine agosto”, ma l’accordo arriverà già “nei prossimi giorni”, assicura Maroni, "perchè il direttore del centro islamico ha già dichiarato la propria disponibilità al trasferimento".

a.i.

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