Milano – 6 ottobre 2014 – La Regione Lombardia rema contro il progetto del Comune di Milano di aprire luoghi di culto per i fedeli musulmani. C'è la proposta di legge leghista che prevede vincoli più stringenti e referendum tra i cittadini, ma anche una legge regionale già esistente che la giunta guidata da Maroni vuole far valere, senza escludere ulteriori giri di vite.
La legge regionale 12/2005 già prevede che "la realizzazione di luoghi di culto sia prevista nel piano servizi del Piano di governo del territorio", scrive oggi il Giornale riportando la posizione del Pirellone ,Se così non è, il pgt va modificato con tutti i passaggi necessari in consiglio comunale e ”un Comune che non seguisse questo percorso – è la nemmeno tanto velata minaccia – si esporrebbe alle possibili impugnazioni in sede di giustizia amministrativa”.
A questo bisogna aggiungere la posizione dell'assessore all'urbanistica Viviana Beccalossi (Fratelli d'Italia) secondo la quale alcuni aspetti della legge vanno rivisti, ad esempio tenendo conto della “minaccia terroristica” e delle “persecuzioni patite ai ristinai in molti paesi del mondo”. “Non può essere il singolo sindaco – ha spiegato nei giorni scorsi – a decidere di aprire una moschea, anche perchè sappiamo che spesso questi luoghi si trasformano in luoghi di reclutamento per terroristi”.
Oggi sul tema è intervenuto anche il presidente Roberto Maroni. "Le moschee? Naturalmente rispetto le decisioni dei sindaci, che, per me, sono il nostro caposaldo democratico, ma ci sono delle regole che neanche i sindaci possono modificare a loro piacimento, nemmeno i sindaci importanti come quello di Milano" ha spiegato intervenendo a un programma di TeleLombardia.
"C'è una legge della Regione Lombardia – ha ribadito l'ex segretario della Lega Nord – che dice che queste cose si possono fare se sono previste nel Piano di Governo del Territorio, che ogni Comune deve approvare: se è previsto, la moschea si può fare, se invece non è previsto, prima si modifica il Pgt e poi si può fare".