Milano – 6 marzo 2015 – È stata soprannominata “legge anti moschee”, perché il suo obiettivo dichiarato era bloccare la costruzione di luoghi di culto per i musulmani. In realtà, le nuove regole approvate qualche settimana fa in Lombardia minacciano la libertà dei fedeli di tutte le religioni ed è per questo che i loro rappresentanti vogliono che siano cancellate.
La battaglia, coordinata dal punto di vista legale dall’Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione e da Avvocati per niente, vede in prima fila comunità cattoliche ed evangeliche, induiste e musulmane e ha trovato anche l’appoggio della Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni. Tutti insieme, hanno chiesto al governo di impugnare la legge regionale 3/2015, chiedendo l’intervento della Consulta, che potrebbe dichiararla incostituzionale.
Gli esperti non hanno dubbi. “È una legge anticostituzionale che intacca i diritti fondamentali di migliaia di Lombardi di diverse fedi, domandarne la sospensione immediata alla Corte Costituzionale è una richiesta più che legittima” dice l’avvocato Alberto Guariso dell’ASGI. “Sì può e si deve sospendere questa legge; la materia urbanistica è già disciplinata dalla precedente versione della legge regionale 12 del 2005" fa notare l'avvocato Marina Ingrascì Presidente di APN.
Poi, naturalmente, ci sono gli appelli delle comunità religiose. A cominciare dai musulmani: “Milano non può ospitare l’Expo chiedendo ai visitatori di lasciare nei propri Paesi il credo religioso di ciascuno, tanto meno sì può pensare di impedire la preghiera a chi vive in Lombardia” dice Davide Piccardo, del Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano e Monza e Brianza.
“Nonostante la stipula di un’intesa con lo Stato Italiano, questa legge intacca i diritti dei nostri fedeli in tutta la Regione” denunciano Ravicandra e Franco Di Maia, presidenti delle Unioni Induiste di Milano e Roma. Mentre il pastore Riccardo Tocco, presidente della Conferenza Evangelica Nazionale, ribadisce che “la Lombardia non può diventare una regione a "diritto zero" in materia religiosa. Agiamo contro questa legge da soli e con le altre realtà religiose”.
Contro la legge regionale si fanno sentire anche i cattolici milanesi. "Oggi ci sono sfide nell'ambito dei diritti e della convivenza, noi vogliamo coglierle positivamente e fare un passo avanti, che sia un passo insieme e un passo per gli altri, soprattutto per i giovani" dice il Presidente della Comunità di Sant’Egidio, Giorgio del Zanna. Don Virginio Colmegna, che guida la casa della Carità, ricorda che "promuovere e difendere la libertà di culto è certamente uno dei valori più alti della democrazia".
Tante e diverse, insomma, le voci, che chiedono al governo di impugnare la legge lombarda. Una mossa da fare subito, scrivono associazioni e comunità religiose, “già al prossimo Consiglio dei Ministri”.