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Mutilazioni genitali, 150 milioni di vittime

Morrone (INMP): “Una forma di violenza maschile. Le donne africane possono vincere con grande coraggio” Roma  – 6  febbraio 2011 – Si celebra oggi la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili: infibulazioni, escissioni e altre pratiche che violano il diritto alla salute e all’integrità fisica delle donne.

 “Si stima che nel mondo  ci siano fino a centocinquanta milioni di mutilate e che tre milioni di bambine ogni anno vadano incontro allo stesso destino.  Il 98% delle vittime vive in Africa sub sahariana, in Egitto, in Sudan o nel Corno d’Africa. Trentamila africane che vivono in Italia sono state mutilate quando erano nei loro Paesi e teoricamente tremila bambine sarebbero a rischio” spiega Aldo Morrone, medico e direttore dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti.

“Queste pratiche non hanno legami con la religione, – continua – sono preesistenti all’islam o al cristianesimo, che le hanno contrastate o tollerate. Sono dettate dalla convinzione che garantirebbero fertilità e purezza, quindi la possibilità di contrarre un buon matrimonio. Sotto questo aspetto sono quindi una forma di violenza maschile, imposta dagli uomini alle bambine”.

La legge 7/2006 ha introdotto nel codice penale italiano il reato di pratica di MGF. È prevista la  detenzione da 4 a 12 anni, la pena aumenta di un terzo quando la vittima è una minore e si può punire l’autore anche quando l’intervento è eseguito all’estero su cittadina italiana o straniera residente in Italia. Il personale medico rischia la radiazione dall’albo e la sospensione dell’esercizio della professione.

Qualche giorno fa, il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna  ha annunciato un ulteriore giro di vite, attraverso il recepimento della Convenzione di Lanzarote. In questo modo si introdurrebbero pene accessorie per i genitori che sottopongono le figlie a questa pratica, come la perdita della patria potestà e l’interdizione da qualsiasi forma di tutela di un minore.

Secondo l’Aidos, una delle associazioni più attive contro le MGF, questa sarebbe però “una persecuzione inutile nei confronti delle famiglie di origine africana e soprattutto delle bambine eventualmente sottoposte alla pratica”. “Si ritroverebbero private non solo del clitoride ma anche dei propri genitori, internate in un istituto o affidate ad estranei” ha denunciato la presidente Daniela Colombo.

Anche Morrone ritiene che le sanzioni sono insufficienti se non si affiancano ad azioni dissuasive. “Sono state soprattutto le donne africane  a spingere i loro governi di legiferare contro le MGF, ma servono anche interventi di natura professionale e finanziaria. Chi pratica le MGF, ad esempio, ha un know how utile per accudire le donne nei villaggi durante la gravidanza e il parto. Si potrebbe poi garantire istruzione gratuita a quante rifiutano pubblicamente le mutilazioni”.

E in Italia? “Bisogna informare, sensibilizzare, fare campagne nelle scuole e negli ambienti sociosanitari. Dobbiamo accogliere e incontrare le donne e in questo è fondamentale il ruolo delle mediatrici culturali. Questa è una battaglia contro condizionamenti culturali fortissimi, che le donne africane possono vincere con grande coraggio” conclude Morrone.

Elvio Pasca

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