Roma – 18 luglio 2013 – Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano difende l’operato del governo italiano nel caso Ablyazov-Shalabayeva, ma ritiene “inaudita” l’espulsione della moglie e della figlia del dissidente kazako, e “inammissibili” le pressioni della diplomazia kazaka. E alludendo a episodi come l’insulto di calderoli a Kyenge, ritiene sia necessario un “argine comune.
Napolitano ha incontrato stamattina al Quirinale i giornalisti per cerimonia annuale di consegna del “Ventaglio” da parte dell'Associazione Stampa Parlamentare.
"Occorre sgombrare il campo – ha spiegato nel suo discorso – da gravi motivi d'imbarazzo e di discredito per lo Stato e dunque per il paese, come quelli provocati dall'inaudita storia della precipitosa espulsione dall'Italia della madre kazaka e della sua bambina, sulla base di una reticente e distorsiva rappresentazione del caso, e di una pressione e interferenza, l'una e le altre inammissibili da parte di qualsiasi diplomatico straniero. Ne sono scaturiti anche interrogativi sul modo di garantire pienamente diritti fondamentali di persone presenti a qualsiasi titolo nel nostro paese”.
Secondo il Capo dello Stato, “il governo ha opportunamente deciso – partendo da una prima ricostruzione della vicenda – innanzitutto di sanzionare comportamenti di funzionari titolari di delicati ruoli in materia di sicurezza, che hanno assunto decisioni non sottoposte al necessario vaglio dell'autorità politica e non fondate su verifiche e valutazioni rigorose. Ancor più importante è che il governo intervenga – come ha annunciato di voler fare – su norme di condotta e catene di gestione burocratiche che possono mettere in simili casi, e di fatto in questo caso concreto hanno messo, in serie difficoltà l'esecutivo”.
Durante il suo discorso introduttivo, il presidente dell'Associazione stampa parlamentare Alessandra Sardoni aveva accennato alle responsabilità del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Napolitano ritiene però che “ anche per dei ministri (ma non solo per loro), è assai delicato e azzardato evocare responsabilità "oggettive", ovvero (per usare l’espressione utilizzata da Sardoni) "consustanziali alla carica che si ricopre".
Nella parole del Presidente anche un riferimento, seppure indiretto, alla vicenda Calderoli – Kyenge.
“Il mio richiamo alle responsabilità del momento – ha spiegato Napolitano – si rivolge certamente anche alla stampa, perché la componente della sollecitazione e dell'amplificazione mediatica influenza molto le parole e i comportamenti dei politici”. Siamo inoltre dinanzi a minacce e pratiche di violenza (non occorre che ricordi episodi recenti), e dinanzi all'ingiuria indecente e aggressiva, specie se a sfondo razzista o maschilista, e ancor più se pronunciata da chi dovrebbe unire alla dignità personale quella istituzionale. Ebbene, rispetto a ciò è tempo di levare un argine comune”.