Il Presidente delle Repubblica promulga la legge sulla sicurezza, ma critica le norme sui clandestini. Il Governo: “Ne terremo conto”
Roma – 15 luglio 2009 – Il reato di clandestinità suscita "forti perplessità" nel presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che chiede al governo una "rinnovata riflessione" in proposito.
Napolitano ha promulgato oggi la legge sulla sicurezza (che dovrà ora essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale), ritenendo, spiega una nota del Quirinale, "di non poter sospendere in modo particolare la entrata in vigore di norme, ampiamente condivise in sede parlamentare, volte ad assicurare un più efficace contrasto delle diverse forme di criminalità organizzata".
"Suscita peraltro perplessità e preoccupazioni – prosegue la nota- l’insieme del provvedimento che, ampliatosi in modo rilevante nel corso dell’iter parlamentare, risulta ad un attento esame contenere numerose norme tra loro eterogenee, non poche delle quali prive dei necessari requisiti di organicità e sistematicità; in particolare si rileva la presenza nel testo di specifiche disposizioni di dubbia coerenza con i principi generali dell’ordinamento e del sistema penale vigente".
Alla luce di queste “criticità”, Napolitano ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e ai ministri dell’Interno e della Giustizia Maroni e Alfano, richiamando la loro attenzione “per le iniziative che riterranno di assumere, anche alla luce dei problemi che può comportare l’applicazione del provvedimento in alcune sue parti".
Le critiche di Napolitano
Riferendosi al reato di clandestinità, Napolitano sottolinea nella lettera che “esso punisce non il solo ingresso, ma anche il trattenimento nel territorio dello Stato. La norma è perciò applicabile a tutti i cittadini extracomunitari illegalmente presenti nel territorio dello Stato al momento dell’entrata in vigore della legge. Il dettato normativo non consente interpretazioni diverse: allo Stato, esso apre la strada a effetti difficilmente prevedibili”.
“In particolare, – scrive Napolitano – suscita in me forti perplessità la circostanza che la nuova ipotesi di trattenimento indebito non preveda la esimente della permanenza determinata da "giustificato motivo". La Corte costituzionale (sentenze n. 5/2004 e n. 22/2007) ha sottolineato il rilievo che la esimente può avere ai fini della "tenuta costituzionale" di disposizioni del genere di quella ora introdotta”.
“L’attribuzione della contravvenzione di immigrazione clandestina alla commissione del giudice di pace – prosegue il Capo dello Stato – non mi pare poi in linea con la natura conciliativa di questi e disegna nel contempo, per il reato in questione, un "sottosistema" sanzionatorio non coerente con i principi generali dell’ordinamento e meno garantistica di quello previsto per delitto di trattenimento abusivo sottoposti alla cognizione del Tribunale. Per il nuovo reato la pena inflitta non può essere condizionalmente sospesa o "patteggiata", mentre la eventuale condanna non può essere appellata.”
Inoltre, “le modifiche apportate dall’Art. 1 comma 22 let. m. in materia di espulsione del cittadino extracomunitario irregolare, determinano – a ragione di un difettoso coordinamento normativo – il contraddittorio e paradossale effetto di non rendere più punibile (o al più punibile solo con una ammenda) la condotta del cittadino extracomunitario che fa rientro in Italia pur dopo essere stato materialmente espulso. La condotta era precedentemente punita con la reclusione da 1 a 5 anni".
"L’art. 1 comma 11 –nota infine il Presidente della Repubblica – introduce una fattispecie di tipo concessorio per l’acquisto della cittadinanza da parte di chi è straniero e contrae matrimonio con chi è italiano. La norma non individua però i criteri in base ai quali la concessione è data o negata e affida qualsiasi determinazione alla più ampia discrezionalità degli organi competenti".
Le reazioni
"Palazzo Chigi esprime soddisfazione e apprezzamento per la promulgazione da parte del Presidente della Repubblica della legge sulla sicurezza che permette di rispondere immediatamente ad una serie di richieste dei cittadini" si legge in una nota dell’ufficio stampa del governo.
Palazzo Chigi garantisce però che ”le considerazioni del Capo dello Stato saranno valutate attentamente e che si terrà conto delle notazioni e dei suggerimenti espressi dal Presidente Napolitano già a partire dalla prima applicazione della legge stessa".
"Su come affrontare le questioni sollevate dal Capo dello Stato deciderà il governo. Per quanto ci riguarda continueremo a insistere perché siano fatte delle modifiche che sono quelle che più volte abbiamo sollecitato nella discussione parlamentare” commenta la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro.
“Siamo stati irrisi e assolutamente sconfitti dalla maggioranza -continua Finocchiaro – durante la discussione parlamentare. Ora però il governo scopre che bisogna fare una sanatoria per badanti, colf e baby sitter quando si tratta di lavoratori stranieri. Io credo che anche la lettera del capo dello Stato sia una buona occasione per tornare a ragionare su molti dei temi che avevamo sollevato e sono stati respinti”.
"Esprimo profondo dolore per questa continua titubanza del presidente della Repubblica nel prendere in mano la situazione e affrontare i compiti che la Costituzione gli impone" dice invece Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori. "Se è vero, come è vero, che ci sono seri dubbi di costituzionalità il suo compito è rinviare la legge alle Camere e non approvarla, senza lamentarsi perchè quel lamento è solo un grido al vento e ammanta di ipocrisia una legge che doveva essere espulsa dall’ordinamento".
EP