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Napolitano: “Italiani non dimentichino che furono emigranti”

"Oggi come allora, si cercano un lavoro e una vita decente". "Esperienze dolorose, ma anche gratificanti"

Roma – 28 marzo 2011 – Sull’immigrazione ”ci sono ogni tanto delle posizioni, delle reazioni un po’ sbrigative a livello di opinione pubblica”. Bisogna invece riuscire ”governare” la situazione, anche se ”non e’ semplice”.

Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita negli usa, ha risposto a una domanda a margine dell’ inaugurazione di uno spazio espositivo a New York. C’e’ stata un’accelerazione  – ha aggiunto Napolitano – che nel giro di vent’anni ci ha fatto passare da una quota minima di immigrati ad una presenza pari al 7 per cento della popolazione, e quindi ci sono state delle scosse dal punto di vista sociale e psicologico, bisogna governarle”.

Il presidente della Repubblica ha poi fatto un parallelismo tra emigrazione italiana e immigrazione in Italia:  “C’e’ la stessa ricerca talvolta disperata di lavoro e di vita decente”, anche se ”nel frattempo e’ cambiato il contesto mondiale”. “Oggi – ha spiegato – c’e’ un incrocio fra l’Italia e l’Africa che prima non c’era. E l’Italia e’ in Europa uno degli ultimi paesi che dopo essere stati paese di emigrazione, e l’Italia in passato e’ stato il numero uno, sono diventati luogo di immigrazione”.

”E’ importante – ha aggiunto Napolitano – che in Italia non si dimentichi di essere stati un paese di emigranti. Il modo di considerare chi arriva non può prescindere dall’esperienza dolorosa che abbiamo fatto, che alla fine si e’ rivelata gratificante, perché in un paese come gli Stati Uniti, ad esempio, gli italiani siano riusciti a farsi strada”.

”Adesso, tutto sommato, – ha sottolineato il capo dello Stato – ci sono dei meccanismi di accoglienza soprattutto in sede europea. Una volta non c’erano e chi partiva dall’Italia e sbarcava in Australia viveva un periodo iniziale durissimo, più duro di quello riservato oggi gli immigrati che arrivano in Europa e in Italia”.

 

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