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Naufragio del 18 aprile, iniziato a Catania il processo agli scafisti

Per il “comandante” anche l’accusa di omicidio colposo plurimo. Ottocento vittime, solo ventotto sopravvissuti

Catania – 12 gennaio 2016 – Circa 800 morti, ma il numero esatto non lo si saprà mai. Di sicuro, il 18 aprile scorso, al largo della Libia, si consumò un’enorme tragedia dell’immigrazione. 

Un peschereccio carico di persone diretto in Italia si inabissò sotto gli occhi di chi tentava di salvarle. Un naufragio che secondo la procura di Catania “fu determinato da una serie di concause, tra cui il sovraffollamento dell’imbarcazione e le errate manovre compiute dal ‘comandante’ Malek, che portarono il peschereccio a collidere col mercantile King Jacob”, che per primo era arrivato a prestare soccorso. 

I superstiti, poi sbarcati in Italia, furono solo 28. Tra loro anche Mohamed Alì Malek, tunisino, 27 anni, e il mozzo Mahmud Bikhit, 25, siriani, contro i quali si è  appena aperto un processo con rito abbreviato davanti al Gup di Catania Daniela Monaco Crea. Entrambi gli scafisti sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, ma per il comandante ci sono anche e accuse di omicidio colposo plurimo e naufragio

Il processo è stato incardinato, ma aggiornato al 22 marzo prossimo. Intanto, la Marina Militare Italiana ha recuperato 92 corpi dal relitto del peschereccio.

 

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