Roma – 2 febbraio 2012 – Negli asili del Comune di Milano potranno entrare anche i figli dei cittadini stranieri che non hanno un permesso di soggiorno.
Lo prevede la circolare con i criteri per le iscrizioni per l’anno 2012/2013 ai servizi all’Infanzia del Comune, che si apriranno tra qualche giorno. Oltre che i bimbi appartenenti a nuclei familiari iscritti (o i via di iscrizione) all’anagrafe di Milano verranno infatti accettati anche quelli “presenti abitualmente nel Comune di Milano e privi di una residenza anagrafica”.
“È nostra intenzione non penalizzare i figli di cittadini col permesso di soggiorno scaduto o non in regola” ha spiegato il vicesindaco e assessore all’Educazione Maria Grazia Guida.
“La vecchia Amministrazione – ha ricordato Guida – accoglieva con riserva l’iscrizione di questa tipologia di bambini e, perciò, era stata condannata in quanto il provvedimento era stato ritenuto discriminatorio. Noi abbiamo aperto a tutti perché anche la nostra Costituzione, con l’articolo 31, ci richiama alla tutela dell’infanzia e, con l’articolo 34, alla garanzia del diritto allo studio per tutti”.
La sentenza alla quale fa riferimento il vicesindaco accolse nel 2008 il ricorso di una mamma marocchina che, avendo perso il lavoro, non era riuscita a rinnovare il permesso di soggiorno. Secondo il giudice, legare l’iscrizione all’asilo alla condizione di regolarità dei genitori pregiudicava “il diritto proprio del minore a usufruire di un servizio pubblico al quale esso ha indubbiamente diritto di iscriversi a parità di condizioni con gli altri cittadini”.
La circolare di Palazzo Marino ha fatto insorgere la Lega Nord. Il capogruppo in consiglio comunale Matteo Salvini parla di pessimo segnale e di “istigazione all’illegalità”. C’è il rischio, spiega, che “qualcuno usi i figli per non essere espulso. La soluzione? Lascino i bambini qui e se ne vadano. Non dovrebbero vivere nella clandestinità”.
Secondo Mariolina Moioli, già assessore alle Politiche sociali nella giunta Moratti, “non cambia nulla, sono solo parole”, e la nuova amministrazione si è solo adeguata “alla decisione del giudice che obbligò già noi a utilizzare la dicitura sull’’abituale dimora’. La verità è che quelle famiglie restano in coda perché nelle graduatorie senza residenza anagrafica avranno punteggi bassi”.
In realtà la circolare non dà più punti agli iscritti all’anagrafe. Sarà però difficile, per i genitori irregolari, dimostrare che hanno un lavoro a tempo pieno, requisito che permette di guadagnare molte posizioni nelle graduatorie.
Elvio Pasca