Sfuriata razzista dell’ex campione su un fidanzato della figlia. La Word Wrestling Enterteiment lo "cancella" e lo licenza. “Perdono”
Roma – 27 luglio 2015 – Hulk Hogan va al tappeto, con la sua montagna di muscoli e i suoi inconfondibili baffi biondi a manubrio.
Ha sessantasei anni, non combatte sul serio da tempo, e quindi stavolta i colpi dei compianti Andrè The Giant e Ultimate Warrior non c’entrano nulla. L’idolo del wrestling si è sconfitto da solo, con una terribile sfuriata razzista.
Risale a otto anni fa, ma è saltata fuori solo adesso, in una registrazione acquisita in un processo in cui è coinvolto. Hulk Hogan, al secolo, Terrence "Terry" Eugene Bollea, perde la testa parlando della relazione della figlia Brooke con un ragazzo nero.
“Non so – dice – se Brooke ci va a letto. Ma io non ho doppi standard, io sono razzista, negri fottuti. Sia se sono persone carine che se sono feccia”. E ancora: “Che almeno andasse con un negro altro due metri e mezzo da cento milioni di dollari, come un giocatore di basket. Io penso che siamo tutti un po’ razzisti, negri fottuti”.
L’immagine di Hogan ne è uscita distrutta e la Word Wrestling Enterteiment, principale federazione di wrestling mondiale, ha preso le contromisure. Prima ha cancellato dal suo sito ogni riferimento ad Hulk (che era anche della hall of fame) e ha bloccato il merchandising che lo riguarda, quindi lo ha licenziato.
“La WWE – si legge in un comunicato diffuso venerdì dalla federazione – ha terminato il suo contratto con Terry Bollea (alias Hulk Hogan). La WWE è impegnata ad accogliere e celebrare individui di qualunque provenienza come dimostra la diversità dei nostri dipendenti, performers e fan in tutto il mondo”.
Hulk Hogan, intanto, ha chiesto pubblicamente scusa: “Otto anni fa ho usato un linguaggio offensivo durante una conversazione. È stato inaccettabile, non ci sono scuse e io chiedo perdono per averlo fatto”.
“Io non sono questo – insiste il wrestler – Io credo fortemente che ogni persona al mondo è importante e non dovrebbe essere trattata in maniera diversa in base a razza, genere, orientamento, convinzioni religiose o altro”. Basteranno queste belle parole a farlo tornare un campione?
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