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Neonato morto. Morrone: “Potevamo salvarlo”

"Serve più informazione, la circoncisione si può fare in ospedale". "Dobbiamo prendere atto che l’Italia è multiculturale"

Roma – 23 luglio 2008 – "Provo dolore e rispetto per la morte di questo bambino. Ma avremmo salvato una vita se fossimo riusciti a far sapere ai suoi genitori che potevano rivolgersi a una struttura sanitaria".

Dopo la morte del neonato ucciso a Bari da una circoncisione fatta in casa,  il professor Aldo Morrone ha parole amare.  Secondo il direttore dell’ Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni Migranti, quella tragedia, figlia anche di un difetto di informazione,  "si poteva evitare".

"Dobbiamo far sapere ai cittadini stranieri e alle fasce più deboli degli italiani che esiste un servizio sanitario nato per loro, che sostiene la loro salute, al quale si possono rivolgere con serenità e con fiducia” dice Morrone a Stranieriinitalia.it.  “Nella paura, nell’ignoranza, si dà spazio a chi opera senza alcuna competenza. Succede così che un intervento semplice come una circoncisione  porti alla morte di un bambino".

Quel bambino poteva essere circonciso in un ospedale? 
"Certo, il problema è il pagamento: alcune Regioni hanno fatto in modo che sia a carico del servizio sanitario, altre prevedono il ticket. Ma che la circoncisione possa essere effettuata in qualunque struttura sanitaria pubblica è sicuro. Anche il comitato nazionale di bioetica si è già espresso".

E cosa ha detto?
"Anni fa ha spiegato con chiarezza che la circoncisione rituale maschile poteva essere effettuata anche nelle strutture sanitarie pubbliche o da personale specializzato all’interno di alcune confessioni religiose. Il problema è che l’intervento non sarebbe stato ammesso all’esenzione del ticket, in quanto non era il rimedio a una patologia".

Perché alcune Regioni non lo fanno pagare?
"È una scelta fatta proprio per evitare tragedie come quella di Bari. Io credo che ci voglia realismo".

Realismo?
"Ormai il 5-6 % della popolazione in Italia è straniero e per tanti l’appartenenza religiosa e le pratiche ad essa legate sono elementi importanti di identità, non possiamo non tenerne conto. Se fossimo capaci di avvicinare davvero queste persone, non eviteremmo solo le morti per circoncisione ma anche gli aborti clandestini, salveremmo tantissime vite umane".

Il sottosegretario alla salute, Francesca Martini, parla di pratiche barbare da scoraggiare…
"Secondo diversi studi la circoncisione contrasterebbe addirittura la diffusione dell’Hiv, liquidarla come una barbarie è un pochino difficile. È un intervento di estrema semplicità, dobbiamo valutare l’ipotesi che il nostro servizio sanitario si apra a questa domanda. Pratiche distanti, difficili da comprendere nel nostro modello culturale, non per questo sono barbare e primitive". 

E l’infibulazione?
"È una cosa sicuramente diversa. Abbiamo finalmente una legge, ma anche in questo caso il modo migliore per contrastare è il dialogo. Molte donne si rivolgono al nostro istituto pensando che vi si effettuino mutilazioni genitali femminili".

Cosa rispondete?

"Non le cacciamo, ma cerchiamo di capire le loro ragioni. Spieghiamo loro, attraverso mediatrici culturali che hanno vissuto sulla loro pelle la mutilazione, come si possa abbandonare questa pratica senza abbandonare la propria cultura".

Crede che il nostro servizio sanitario si adeguato a questa sfide?
"Gli amministratori sono schiacciati a calcolare quante prestazioni vengono effettuate e se queste compensano il carico degli stipendi erogati. Non c’è umanità. Soprattutto, manca una cultura della salute, che non può essere solo medicalizzazione, ma anche andare in ospedale a raccontare i propri problemi, a cercare idee e consigli".

Un problema che riguarda italiani e stranieri…
"È un problema di tutti, paradossalmente le Regioni investono di più per fare un’operazione chirurgica che per prevenirla.. La presenza degli stranieri può essere però la grande sfida per rimodulare il servizio sanitario,  facilitare l’accesso, ridurre e razionalizzare i costi, migliorare l’efficacia degli interventi".

Elvio Pasca 

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