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Niente velo a scuola? Il preside fa marcia indietro, “È una discriminazione”

Ritirata la circolare che vietava lo hijab in sei scuole friulane. Il Garante per i diritti della persona: "Restringe la liberà religiosa"

UDINE – 23 febbraio 2015 – Hijab vietato in classe. Un paio di settimane fa, il "fazzoletto o velo che copre talvolta i capelli e parte del viso delle ragazze musulmane” era stato messo al bando in sei scuole dell'Istituto Statale di Istruzione Superiore Malignani, nella bassa friulana.

“Essendo la scuola italiana laica ed indifferente al credo professato dagli allievi e dalle loro famiglie – aveva scritto l'11 febbraio il preside Aldo Durì in una circolare – non sarà accettata da parte di nessuno l’ostentazione e l’esibizione dei segni esteriori della propria confessione religiosa”. “Può essere colta – spiegava – come una provocazione e  suscitare reazioni di ostracismo, disprezzo o rifiuto”.

Il ragionamento era un po' curioso: niente velo in classe per non provocare i razzisti. Quel divieto, però, era illegittimo, perché discriminatorio. Lo ha detto tra gli altri, ma è una posizione che pesa, Walter Citti, Garante Regionale per i diritti della Persona, definendolo una “restrizione alla libertà religiosa, garantita dall'articolo 19 della nostra Carta Costituzionale e dall'articolo 9 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo e delle libertà fondamentali, non sorretta da alcuna norma di legge”.

In un parere emesso il 17 febbraio, Citti ha scritto anche che il divieto appare “incoerente con gli obiettivi proclamati di contrastare forme di razzismo, bullismo o di discriminazione religiosa”, e anzi rischia di rafforzare ulteriormente tra gli studenti “atteggiamenti di stigmatizzazione, pregiudizio e indifferenza” nei confronti dei coetanei musulmani e degli immigrati dal vicino e medio oriente. Tra l'altro, il preside aveva definito l'utilizzo dello hijab in classe come una forma di “maleducazione”.

Non è condivisibile nemmeno il richiamo alla laicità della scuola, perché proprio in nome della laicità della scuola gli studenti andrebbero “educati al rispetto delle differenze”. Citti ha concluso che vietare il velo in classe è una discriminazione e quindi contro la circolare poteva essere avviata un'azione legale, con richiesta di risarcimento. Quindi ha chiesto che venisse cancellata.

Quando anche l' Ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia ha condiviso le conclusioni del Garante, al preside Durì non è rimasto altro da fare che una precipitosa marcia indietro. Giovedì scorso, sul sito dell'Istituto Malignani è apparso un breve ma significativo avviso: “La circolare è ritirata e cessa di avere effetto”.

Stranieriinitalia.it

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