Roma – 26 novembre 2012 – “Quello è uno zingaro, non è un romeno”.
All’associazione Noua Dreapta Italia proprio non va giù che da qualche mese Tim pubblicizzi in romeno la sua tariffa per le chiamate dall’estero utilizzando come testimonial Marian Serban. Cittadino romeno, il “re del Cymbalom” è un apprezzatissimo artista dell’Orchestra Multietnica di Piazza Vittorio ed è di etnia rom.
Quest’ultimo particolare ha messo in allarme il movimento di estrema destra, preoccupato che nell’immaginario collettivo non si distingua la vera “razza romena”. Non per niente, in passato ha proposto anche la creazione di uno “stato zingaro” in Asia dove far confluire i rom, sul modello di Israele per gli ebrei.
Così la filiale tricolore di Noua Dreapta, che si fregia della croce celtica e già si è distinta per il suo impegno contro i pic-nic a base di salsiccette e musica manele, ha scritto al responsabile comunicazione e marketing di Tim, chiedendogli di “trovare un’altra persona-immagine per pubblicizzare i vostri prodotti della telefonia mobile indirizzata ai clienti romeni”. Perché Marian Serban non va bene.
“Questo personaggio – scrive Noua Dreapta – non può rappresentare il popolo romeno e il messaggio che si vuole trasmettere tramite la sua immagine viene percepito come offesa all’immagine del romeno in Italia. I problemi e le tensioni sociali passati e recenti in Italia e non solo, hanno provocato confusione nel riconoscimento di queste due etnie come popolo unico romeno, un fatto inaccettabile”.
È interessante notare come, oltre che ai neofascisti di Noua Dreapta, la campagna Tim non sia piaciuta nemmeno alla Lega Nord. Anzichè i testimonial, il Carroccio ha messo però in discussione la scelta di un messaggio pubblicitario in lingua straniera e la convenienza delle tariffe per l’estero a fronte di quelle per l’Italia.
Elvio Pasca