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Obama incontra i dreamers, “Questi ragazzi sono americani”

Alla Casa Bianca sei figli di immigrati irregolari cresciuti negli Usa e salvati dall'espulsione grazie a un programma avviato dal presidente. "Si parla di immigrazione senza pensare alle conseguenze umane"

Washington – 5 febbraio 2015 – Sotto attacco dei Repubblicani per i suoi ordini esecutivi sull'immigrazione, compreso quello per una sanatoria, Barack Obama cerca di “umanizzare” il dibattito, dando volto e voce ai destinatari della riforma che invano ha cercato di condurre in porto con l'aiuto del Congresso.

In quest'ottica ieri il presidente americano ha incontrato alla Casa Bianca sei “dreamers”, cioè figli di immigrati irregolari arrivati negli Stati Uniti da piccoli. Dopo essere cresciuti in America, sarebbero andati incontro a un espulsione se non fosse stato per il Deferred Action for Childhood Arrivals (Daca) voluto dall'amministrazione Obama, che ha dato loro un permesso di soggiorno per lavoro, mettendoli al sicuro dal rischio di rimpatrio.

"Tra coloro in America che hanno avuto la possibilità di parlare a questi sei giovani, o ai Dreamers in tutto il Paese, non credo ci sia qualcuno che nel suo cuore non abbia detto 'questi ragazzi sono americani come noi e appartengono a questo posto e vogliamo fare la cosa giusta per loro" ha detto Obama. “Spesso il dibattito sull'immigrazione è un'astrazione e non pensiamo davvero alle conseguenze umane per le nostre posizioni”.

Alla Camera però è passata una proposta di legge che vuole bloccare le iniziative di Obama, non solo per i dreamers. È in ballo infatti anche l'ordine esecutivo che prevede un percorso di regolarizzazione per chi è negli Usa da almeno 5 anni e ha figli nati lì, quindi cittadini americani, o titolari di carta di soggiorno. I repubblicani hanno anche annunciato di voler denunciare il presidente per abuso di potere.

“Voglio essere il più chiaro possibile – ha ribadito Obama – io porrò il mio veto su ogni legge che arriverà sulla mia scrivania che toglie a questi giovani cresciuti qui e preparati la possibilità di contribuire a questo Paese. E sono sicuro si poter sostenere quel veto”.

“Mentre porteremo avanti questo dibattito – ha aggiunto il presidente americano – chiederò ai membri del Congresso i pensare a tutti i talenti che già sono in questo Paese, che in molti casi stanno già lavorando, stanno già contribuendo, si arruolano, creano imprese, vanno a scuola.  Rimaniamo fedeli alle nostre tradizioni di una nazione di immigrati e di una nazione di leggi”.

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