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Obama: “L’ immigrazione è nel dna dell’America, ci rende forti”

Il presidente Usa a una cerimonia di naturalizzazione. “Serve una riforma perché sia più facile per i migliori venire qui”

Roma – 7 luglio 2014 – L’immigrazione è nel Dna dell’America, è ciò che la rende forte. Per questo serve una riforma che apra le porte ai migliori.

Lo ha detto il presidente Usa Barack Obama, ospitando come ogni anno alla Casa Bianca, in occasione della festa nazionale del 4 luglio, una cerimonia per la naturalizzazione  di alcuni militari che, servendo nelle Forza Armate, hanno conquistato la cittadinanza americana per sé e per i propri familiari.

“Voi – ha spiegato il Presidente – ci ricordate che l’America è ed è sempre stata una nazione di immigrati. Attraverso la nostra storia, gli immigrati sono arrivati a ondate sulle nostre coste, da ogni angolo del mondo. Ognuno di noi, a parte i nativi americani, ha un antenato che è nato da qualche altra parte”.

“Anche se non ci assomigliamo e non parliamo la stessa lingua– ha sottolineato Obama –  come Americani  abbiamo fatto grandi cose insieme. Abbiamo vinto insieme la libertà di questo paese. Abbiamo costruito insieme le nostre grandissime città. Abbiamo difeso insieme il nostro stile di vita. Abbiamo continuato a perfezionare la nostra unione insieme”

“Ecco cosa rende l’America speciale. Ecco cosa ci rende forti. L’idea basilare di accogliere i migranti sulle nostre coste è centrale per il nostro stile di vita. È nel nostro DNA. Noi crediamo che la nostra diversità, le nostre differenze, quando sono unite da comune di ideali, ci rendono più forti, più creativi, fanno la differenza”.

“Da tutti questi fili diversi – ha aggiunto – noi creiamo qualcosa di nuovo qui in America. Ed ecco perché, se vogliamo continuare ad attrarre i migliori e i più brillanti che sono oltre i nostri confini, noi dobbiamo aggiustare il nostro sistema dell’immigrazione che è rotto, e approvare una riforma dell’immigrazione basata sul buon senso”.

“Non dobbiamo – ha concluso Obama – rendere più difficile che i migliori e i più brillanti arrivino qui, e creino lavoro qui e facciano crescere qui la nostra economia. Noi dobbiamo renderlo più semplice. Ed è quello che voglio fare”.
 

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