Roma – 9 ottobre 2013 – Non si ferma l’immigrazione in Italia: sono stranieri il 7,3% dei residenti, il 13% degli occupati, il 12% degli imprenditori, l’8,4% degli studenti. La crisi economica, però, si fa sentire sul fronte del lavoro. E all’aumento della disoccupazione si accompagna una frenata dei permessi di soggiorno.
La situazione è analizzata nell’'International Migration Outlook 2013 dell’Ocse, presentato stamattina al Cnel a Roma. Qui di seguito una nota di sintesi del contributo italiano al rapporto, curato dalla fondazione Censis.
Presenze. Sono 4.387.721 gli stranieri legalmente residenti sul territorio nazionale, pari al 7,3% della popolazione complessiva, secondo i dati dell’ultimo bilancio demografico. Nel corso dell’ultimo decennio il numero degli stranieri in Italia è cresciuto in media dell’11% all’anno, con un incremento complessivo di quasi 3 milioni di persone. Quasi due terzi degli stranieri vivono nell’Italia settentrionale, soprattutto in Lombardia, dove si concentra il 23,4% dei migranti e l’incidenza della popolazione con cittadinanza non italiana raggiunge il 10,5%. Al contrario, nel Mezzogiorno la presenza di migranti resta su livelli modesti, con circa 615mila stranieri e un’incidenza inferiore al 3% della popolazione.
Gli effetti della crisi economica. Anche nel 2012 si confermano gli effetti della crisi economica sui flussi migratori, emersi per la prima volta l’anno precedente. I nuovi permessi di soggiorno per cittadini non comunitari sono stati 246.760, con una flessione del 25% rispetto al 2011 e del 58% rispetto al 2010 (ogni anno, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2010, il loro numero è stato costantemente al di sopra dei 500mila).
La contrazione deve essere attribuita in massima parte alla forte diminuzione dei permessi di soggiorno rilasciati per motivi di lavoro. Il loro numero si è ridotto dell’81,4%, passando dagli oltre 359mila del 2010 ai 119.342 del 2011, e infine a 66.742.
La flessione ha riguardato in massima parte i permessi per motivi di lavoro di durata medio-lunga: la contrazione per i permessi di soggiorno validi per più di un anno è superiore alle 166 mila unità e la loro incidenza relativa si riduce dal 55% del 2010 al 46% del 2012. Si consolida la tendenza evidenziata nel 2011: il numero di permessi rilasciati per ragioni di ricongiungimento familiare (119.745) supera quello dei permessi concessi per lo svolgimento di un’attività lavorativa. Nel 2012 i permessi di soggiorno per ricongiungimenti familiari rappresentano il 48,5% del totale (erano il 43% nel 2011 e il 30% nel 2010), mentre quelli rilasciati per motivi di lavoro sono il 27%.
Le conseguenze della «Primavera araba» e i nuovi flussi nel Mediterraneo. In coincidenza con l’inizio delle rivolte nei Paesi del Nord Africa, i flussi irregolari verso l’Italia sono cresciuti in maniera considerevole. Sono 62.692 le persone giunte nel corso del 2011, in massima parte provenendo da Libia e Tunisia e sbarcando nell’isola di Lampedusa. Nell’anno precedente lungo le coste italiane erano stati intercettati dalle autorità di frontiera soltanto 4.406 migranti. Dopo una flessione nel 2012 (15.570 persone), una nuova consistente ondata migratoria è in atto nel 2013. Nei primi otto mesi dell’anno si registrano già 21.241 migranti, di cui oltre la metà arrivati nei mesi di luglio e agosto. L’incidenza dei profughi siriani in Italia resta relativamente modesta. La maggior parte dei richiedenti asilo è originaria di Somalia, Eritrea, Nigeria, Pakistan e Afghanistan.
I Paesi di provenienza. Complessivamente, il Paese che più ha beneficiato dei 247mila permessi di soggiorno rilasciati nel 2012 è la Cina, con 25mila nuovi permessi pari al 10,1% del totale. I restanti sono andati a cittadini provenienti: per il 20,5% dall’Asia meridionale (11.600 dall’India e 8.500 dal Bangladesh, 6.600 dallo Sri Lanka e 7.700 dal Pakistan); per il 15,4% dal Nord Africa (di cui 21mila a marocchini, 9.400 a egiziani e 6.000 a tunisini); per il 12,9% dall’area balcanica (dove la componente più rilevante è quella albanese, con 18.400 permessi di soggiorno); per l’11,2% dall’Europa orientale e dall’Asia centrale (di cui 8.700 dalla Moldavia e 8.500 dall’Ucraina); per l’11,2% dall’America Latina; per il 10,3% dall’Africa Sub-Sahariana.
Gli stranieri e il lavoro. Cresce il tasso di disoccupazione tra i lavoratori nati all’estero, che è salito al 13,8% (il 15,6% per le donne, 1,5 punti percentuali in più rispetto al 2011). In valori assoluti, però, nel 2012 il numero di occupati nati all’estero è cresciuto ancora, seppure a ritmi decisamente più contenuti rispetto al passato: +2,9%, sfiorando i 3 milioni. Gli stranieri rappresentano ormai il 13% dell’occupazione nazionale complessiva, con un’incidenza particolarmente elevata nel settore delle costruzioni (21,7%) e in agricoltura (15,9%). Per il 2013 le imprese italiane prevedevano di assumere con contratti non stagionali soltanto 42.960 lavoratori stranieri, il 29% in meno rispetto al 2012 e il 59% in meno rispetto al 2010.
Gli stranieri imprenditori. Sono 399.093 i cittadini nati all’estero che svolgono un’attività imprenditoriale in Italia alla metà del 2013 (+3,6% rispetto all’anno precedente). Si tratta del 12,1% di tutti i titolari d’impresa, quota che raggiunge il 21% nel settore delle costruzioni, il 15,7% nel commercio e il 13,7% nelle attività manifatturiere.
Gli stranieri e la scuola. Nell’anno scolastico 2011/2012 gli alunni stranieri sono stati 755.939, pari all’8,4% degli studenti iscritti alle scuole italiane. Rispetto all’anno scolastico precedente l’incremento è stato di 45.767 unità, pari al 6,4%. I 59.515 stranieri iscritti nelle facoltà universitarie italiane nell’anno accademico 2009/2010 non rappresentano che il 3,3% della popolazione universitaria complessiva (erano 56.100, pari al 3,1% del totale, nel 2009, ma soltanto 8.758 cinque anni prima). Nell’anno accademico 2010/2011 i laureati di nazionalità non italiana sono stati 7.160, pari al 2,5% dei 289.130 studenti che hanno ultimato gli studi nel corso dell’anno.