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Oim: “Italia non può fare a meno degli immigrati”

“L’immigrazione è meritevole di essere inquadrata come fattore strutturale”

Roma, 10 febbraio 2012 – ”Gli esperti dicono che il futuro dell’Italia a livello demografico e occupazionale non puo’ essere concepito senza l’apporto degli immigrati. L’immigrazione e’, quindi, meritevole di essere inquadrata come fattore strutturale”.

Lo ha detto Jose’ Angel Oropeza, direttore dell’Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), in occasione della presentazione a Roma della ricerca ”1951-2011 Le migrazioni in Italia tra passato e futuro”, realizzata dall’Oim Roma con il supporto del Centro Studi e Ricerche Idos.

La ricerca, prodotta in occasione delle celebrazioni del 60° anniversario dell’Oim svoltesi nel 2011, e’ stata una occasione per avviare una riflessione sui movimenti migratori che hanno interessato l’Italia dal 1951 a oggi ed e’ stata redatta in italiano e in inglese. In 60 anni – sottolinea l’Organizzazione – e’ cambiata la direzione dei flussi e si e’ anche modificata l’attivita’ dell’Oim, che inizialmente si occupava dell’assistenza degli emigranti italiani, assistendone ben 1.230.000 nel decennio fino al 1962, tra lavoratori e familiari.

Dagli anni ’90 in poi, diventata l’Italia paese di immigrazione, l’Oim ha rivolto la sua attenzione agli immigrati, che nel 2011 sono arrivati a sfiorare i 5 milioni. Non bisogna pero’ dimenticare che anche i cittadini italiani residenti all’estero sono oltre 4 milioni, e almeno 15 volte di piu’ se si tiene conto dei loro discendenti.  

‘Il compito di una organizzazione internazionale – afferma Oropeza – consiste nell’incrementare un fruttuoso dibattito, che sappia affrontare i temi con una serenita’ priva di superificialita’ e di pregiudizi e lontana dal razzismo, basata sui dati statistici effettivi, in grado di essere di supporto agli operatori dell’informazione e di aiutarli a cogliere i nodi strutturali dell’insediamento degli stranieri, del loro apporto demografico, lavorativo e imprenditoriale, di inquadrare senza esagerazioni il problema della devianza e, infine, di vedere nelle rimesse e nella professionalita’ degli immigrati un motivo di speranza per lo sviluppo dei paesi di origine”.

”Il passato migratorio degli italiani all’estero – conclude Oropeza – cosi’ come l’attuale scenario dell’immigrazione in Italia, si congiungono nella parola integrazione, che porta a prefigurare un futuro basato sulla convivenza fruttuosa tra le diverse collettivita’ e l’offerta di pari opportunita’ affinche’ i piu’ meritevoli possano mettere le loro capacita’ a servizio del paese che li accolti e possano anche fungere da ponte per il benessere dei paesi di origine”.

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