Accordo raggiunto tra la Procura di Fermo e i difensori dell’omicida del profugo. Riconosciuta l’attenuante della provocazione, ma resta l’aggravante del razzismo
Roma – 13 dicembre 2016 – Quattro anni di reclusione.
È la pena patteggiata ieri tra la procura della Repubblica di Fermo e la difesa di Amedeo Mancini, l’uomo che il 5 luglio scorso uccise con un pugno Emmanuel Chidi Namdi, profugo nigeriano, durante una lite per strada nella cittadina marchigiana. Un omicidio preterintenzionale per il quale è stata riconosciuta l’attenuante della provocazione, ma anche l’aggravante del razzismo (l’omicida insultò la moglie di Namdi, chiamandola scimmia).
“Il 2 dicembre scorso la difesa aveva proposto istanza di patteggiamento allargato chiedendo di riconoscere all’imputato l’attenuante della provocazione e le attenuanti generiche e di eliminare invece le tre aggravanti contestate (recidiva, motivi abietti e futili, aggravante razziale), applicando una pena finale di 4 anni di reclusione” hanno spiegato in una nota gli avvocati di Mancini, Francesco De Minicis e Savino Piattoni.
“Il pm aveva espresso il suo consenso alla pena, all’eliminazione di due delle tre aggravanti contestate e al riconoscimento dell’attenuante della provocazione”, aggiungono i legali. La procura aveva chiesto di mantenere l’aggravante razziale. Ieri i difensori hanno aderito, “nello spirito negoziale e conciliativo tipico del rito prescelto, alla prospettazione del pm”.
La parola passa ora al giudice per l’udienza preliminare, Maria Grazia Leopardi, chiamato ad accogliere o meno il patteggiamento. Lo stesso gup, ieri, ha attenuato le misure cautelari a carico di Mancini, che è agli arresti domiciliari, togliendogli il braccialetto elettronico. L’uomo ha anche la possibilità di uscire di casa per quattro ore al giorno per lavorare nella propria azienda agricola.