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Onida (Corte Costituzionale): “Rivedere le norme sulle espulsioni”

"Con questa normativa trattiamo gli immigrati come cose, non come persone"

MILANO – Un circolo vizioso che va dall’inosservanza del decreto di espulsione al conseguente arresto e poi a un altro foglio di via e ad altri mesi di carcere: è la situazione "paradossale" degli immigrati senza permesso di soggiorno, di cui si è discusso nel fine settimana durante un convegno a Milano a cui hanno partecipato il presidente emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida, il presidente dell’Associazione nazionale forze dell’ordine, Amerigo Fusco e il direttore di Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo.

"Con questa normativa – spiega Onida – trattiamo gli immigrati come cose, non come persone". Per gli immigrati senza permesso di soggiorno, che non possono essere rimpatriati, la legge prevede l’espulsione. "Ricevuto l’ordine, però, restano in Italia, perché non sanno dove andare – chiarisce Fusco – e finiscono in carcere e quando escono, con un altro foglio di via in mano, se vengono presi vanno ad affollare di nuovo le carceri". Quasi l’80% dei carcerati di San Vittore, ad esempio, prosegue Fusco, "sono extracomunitari senza permesso di soggiorno".

Per Onida occorrono tre passi: "Migliorare la gestione dei flussi, consentire a queste persone di lavorare regolarmente, e riformare la normativa sulle espulsioni, troppo sbilanciata sulla repressione". Lo Stato, spiega Onida, "deve aiutare gli immigrati, non arrestarli". E può farlo anche con il contributo degli enti di volontariato, come la Caritas. "Non è più possibile – afferma Davanzo – ignorare lo straniero. Per questo c’é bisogno di operatori sociali che non aspettino in ufficio la segnalazione di un bisogno, ma che vivano dove il bisogno nasce".

(1 ottobre 2007)

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