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Onorare gli impegni sulla cittadinanza

Chi cresce in Italia è già italiano, ora deve confermarlo anche la legge. La politica asseconda le resistenze irragionevoli di parte dell’elettorato
Roma – 11 gennaio 2008 – I bambini nati e cresciuti qui sono italiani di fatto, chi potrebbe considerarli stranieri? Parlano la stessa lingua, si appassionano per i giochi e i cartoni amati, passano ore nelle aule dei nostri figli.

Mettendo questi bambini uno accanto all’altro, se non fosse, in alcuni casi, per i tratti somatici, sarebbe impossibile capire quali sono figli di immigrati e quali di italiani da generazioni. 
Come sempre la società anticipa i legislatori, ma ormai il ritardo nel ratificare questa situazione anche con una riforma delle norme sulla cittadinanza è colpevole.

La politica sconta le resistenze di una componente  trasversale dell’elettorato, che irragionevolmente, seguendo solo i sussulti della sua pancia, teme l’immigrazione e una società multiculturale. Pur di non “disturbare” questi elettori, i partiti, di  destra o di  sinistra (con eccezione forse di quella radicale), latitano, nonostante le promesse in campagna elettorale.

Il disegno di legge presentato dal governo, tra continui rinvii,  è in Parlamento ormai da un anno e mezzo e il traguardo non sembra affatto vicino, eppure la riforma della cittadinanza è nero su bianco nel programma dell’Unione. È evidente che sono temi scomodi, ma le promesse sono debiti, e dobbiamo spingere, come fa oggi Corrado Giustiniani nel suo blog , perché vengano onorati.

Gianluca Luciano

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