Roma, 5 luglio 2024 – L’entità del dramma umano che si consuma lungo le rotte migratorie africane verso l’Europa è sconvolgente e, in gran parte, invisibile. Un nuovo rapporto pubblicato da Unhcr, Iom e Mmc rivela che almeno 16.000 migranti sono morti negli ultimi tre anni durante il loro viaggio attraverso il deserto e lungo le strade che portano alle coste della Libia e della Tunisia. Questo numero è il doppio di quello dei decessi registrati nel Mediterraneo centrale nello stesso periodo, dove poco più di 8.000 persone hanno perso la vita. “In questo viaggio nessuno si preoccupa se vivi o muori”, recita il sottotitolo significativo del rapporto.
Migranti, il viaggio dell’orrore via terra
I migranti che affrontano il deserto sono esposti a orrori meno documentati ma non meno terribili rispetto a quelli vissuti in Libia, Tunisia o in mare. Molti sono abbandonati senza acqua e cibo dai trafficanti se non arrivano ulteriori pagamenti, venduti da un gruppo all’altro, vittime di violenze, torture, rapimenti, schiavitù e detenzione arbitraria. Recentemente, i respingimenti collettivi dalle frontiere meridionali di Libia e Tunisia verso il deserto sono diventati sempre più frequenti, spesso condannando i migranti a morte certa. Nonostante il rischio elevato, il numero di migranti che percorrono queste rotte pericolose è in continuo aumento. Solo nel 2023, 14 milioni di persone sono fuggite dai conflitti, di cui 9 milioni dal Sudan e il resto da altri paesi del Sahel. Un numero considerevole di migranti è anche spinto dalle condizioni climatiche insostenibili nei loro paesi d’origine. In Tunisia, l’Unhcr ha registrato un aumento del 209% di rifugiati e richiedenti asilo negli ultimi tre anni.
Il rapporto identifica le aree più pericolose di queste rotte, tra cui Sabha in Libia, Agadez in Niger e Tamarrasset in Algeria. Le città più difficili per i migranti sono Tripoli, Khartoum, Bamako e Teri. L’aumento dei respingimenti collettivi nel deserto, in particolare dall’Algeria verso il Niger e dalla Tunisia verso la Libia e l’Algeria, è allarmante. Le testimonianze dei migranti sopravvissuti, poi, rivelano che il 90% delle donne che intraprendono questo viaggio subisce violenze, soprattutto stupri. Molte sono costrette a entrare in circuiti di prostituzione o vendute per matrimoni forzati. Questo atroce sfruttamento avviene nell’ombra, lontano dagli occhi del mondo.
La denuncia delle organizzazioni internazionali
Le organizzazioni internazionali denunciano l’inadeguatezza dell’attuale risposta globale. L’accesso alla giustizia per i sopravvissuti è raro lungo queste rotte, e i finanziamenti insufficienti, insieme alle restrizioni all’accesso umanitario, ostacolano il sostegno necessario. Unhcr, Iom e Mmc, per questo, chiedono misure concrete per proteggere i migranti lungo le rotte, ridurre le sofferenze e affrontare le cause profonde dello sfollamento e dei movimenti irregolari.
È urgente, quindi, rafforzare le azioni per la costruzione della pace, il rispetto dei diritti umani, la governance, l’uguaglianza e la coesione sociale. Creare percorsi sicuri per migranti e rifugiati è essenziale per evitare ulteriori tragedie. La comunità internazionale deve intervenire con decisione per mettere fine a questi orrori invisibili e garantire la dignità e la sicurezza dei migranti.
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