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“Otto italiani su dieci temono gli immigrati”

Perego (Migrantes): Ma immigrati aumenteranno. Riflettere su cittadinanza e diritto di voto"

Roma – 28 giugno 2010 –  ”La mobilita’ di persone verso i confini dei Paesi ricchi fa paura. In Europa, 6 cittadini su 10  hanno timore di tale fenomeno. In Italia, questa percentuale sale  all’80%. Ma i cambiamenti climatici inevitabilmente produrranno un  aumento del numero di migranti”.

Lo ha detto sabato scorso Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, durante il Forum Greenaccord  dell’Informazione cattolica a Pistoia.

"Nei prossimi dieci anni, i cambiamenti climatici gia’ in atto  esporranno al rischio fame 49 milioni di persone nel mondo. La  produzione agricola potrebbe dimezzarsi, con punte fino al 95% nelle  aree africane. I disastri naturali continuano ad aumentare in tutto il mondo. Nel 2007 se ne sono verificati 950. E ad essi vanno aggiunti i  disastri legati alle attivita’ industriali, passati dai 20 del 1975 ai 350 del 2005. Sono 262 milioni le persone che ogni anno sono colpite  da disastri legati al clima. Persone che si trasformano in ‘rifugiati  ambientali’ e che bussano alla porta del Nord del mondo”, ha aggiunto  mons. Perego.

"Non possiamo fingere che ci siano degli  ‘invisibili’ -ammonisce Perego – Non possiamo fingere che ci siano dei  ‘clandestini’ ma dobbiamo anzitutto riconoscere che ci sono persone  nuove, non conosciute, con storie di vita differenti, con le quali  dobbiamo costruire relazioni, andare incontro anziche’ perseguire il  rifiuto, l’allontanamento e lo scontro. La vera sicurezza delle nostre citta’ passa attraverso la relazione e la mediazione con le persone  nuove che incrociamo”. 

Il direttore di Migrantes chiede una riflessione su  diritto di  cittadinanza e di voto. ”Una citta’ aperta al mondo oggi non puo’ che riconoscere una  cittadinanza diffusa e non esclusiva che si manifesta attraverso nuovi strumenti di partecipazione inclusivi di chi vive sul territorio. Occorre forse ripensare il diritto di voto, per  trasformarlo da strumento di garanzia di un potere da parte di una  classe, di una parte di mondo, a strumento di esercizio di  cittadinanza attiva”.

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