Bergoglio ai nuovi ambasciatori: “Siamo chiamati ad assistere ci arriva. Integrazione rispetti la loro identità e preservi la cultura che li accoglie”
Roma – 19 maggio 2016 – “Mentre le nostre iniziative in nome della pace dovrebbero aiutare le popolazioni a rimanere in patria, il momento presente ci chiama ad assistere i migranti e quanti si prendono cura di loro”.
Lo ha detto oggi il Papa, ricevendo in Vaticano i nuovi ambasciatori di Seychelles, Thailandia, Estonia, Malawi, Zambia e Namibia.
“Non dobbiamo permettere che malintesi e paure indeboliscano la nostra determinazione. Piuttosto, siamo chiamati a costruire una cultura del dialogo ‘che – ha aggiunto citando il proprio discorso per il premio Carlo magno – ci aiuti a riconoscere l’altro come un interlocutore valido; che ci permetta di guardare lo straniero, il migrante, l’appartenente a un’altra cultura come un soggetto da ascoltare, considerato e apprezzato’. In tal modo promuoveremo un’integrazione che rispetti l’identita’ dei migranti e preservi la cultura della comunita’ che li accoglie, e arricchisca al tempo stesso entrambi. Questo e’ essenziale”.
“Se incomprensione e paura prevalgono – ha ammonito Bergoglio – qualcosa di noi stessi è danneggiato, le nostre culture, la storia e le tradizioni vengono indebolite, e la pace stessa è compromessa. Quando d’altra parte noi favoriamo il dialogo e la solidarietà, a livello sia individuale che collettivo, è allora che sperimentiamo il meglio dell’umanita’ e assicuriamo una pace duratura per tutti, secondo il disegno del Creatore”.