Torino – 18 marzo 2015 – Non conta se mamma o papà hanno in tasca il permesso di soggiorno. Tutti i minori stranieri, anche se sono figli di immigrati irregolari, possono essere iscritti al sistema sanitario e quindi avere un pediatra che li seguirà fino all’adolescenza.
Questa sembrerebbe una norma di civiltà basilare, da dare per scontata, del resto da oltre due anni è tra le “Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera” sulla quale Stato e Regioni hanno trovato un accordo. In realtà, non tutte le Regioni italiane l’hanno già recepita, ma si stanno muovendo in questa direzione in ordine sparso.
La Lombardia, ad esempio, si è mossa lo scorso anno. Lunedì scorso è stata la volta del Piemonte: la Giunta Regionale ha approvato una delibera presentata dagli assessori alla Sanità, Antonio Saitta e ai Diritti, Monica Cerutti, che richiama l'accordo tra Stato Regioni, ma anche la Convenzione di New York sulla tutela dell'infanzia.
"Ogni minore che vive in Piemonte avrà diritto all'inserimento nel circuito del servizio sanitario regionale. Come tutti i bambini nati sul nostro territorio – ha spiegato Monica Cerutti – avrà la possibilità di scegliere di affidarsi a un pediatra evitando così il sovraccarico ai servizi emergenziali, tipo il pronto soccorso, a cui era obbligato a rivolgersi fino ad ora”.
Negare il pediatra ai figli degli irregolari vuol dire infatti esporli alle complicazioni di malattie non identificate e curate a tempo debito o comunque costringe i genitori a portarli in ospedale anche per dei falsi allarmi. La scelta della Regione Piemonte, sottolinea quindi Cerruti, “va nella direzione dell'inclusione, ma è anche una scelta ponderata che andrà a incidere positivamente sulla spesa sanitaria”.