La riforma è l’occasione giusta perchè davanti e dietro la macchina da presa ci siano tutti i volti del Paese: donne, immigrati, seconde generazioni, omosessuali, disabili… La petizione online
Roma – 24 giugno 2016 – “Per un cinema diverso”: si chiama così la petizione lanciata da un gruppo di professionisti del cinema e accolta da numerose personalità dello spettacolo, del sociale e da comuni cittadini. Da Bernardo Bertolucci a Igiaba Scego, passando per Goffredo Fofi, Andrea Segre e una nuova generazione di cineasti, sono in tanti a chiedere che il cinema prodotto in Italia si faccia più inclusivo. E che sia la legge a stabilirlo. Pluralismo, diversità e opportunità sono infatti le parole chiave scelte dai proponenti.
Nello stesso anno in cui il Parlamento italiano legifera su aspetti importantissimi della vita delle persone come il diritto alla cittadinanza, le unioni civili o il “Dopo di noi”, il Ministero della Cultura assicura di voler riformare entro dicembre anche la legge sul cinema e gli audiovisivi, con conseguenze tanto per i lavoratori delle industrie culturali quanto per il pubblico. Il progetto del Ministro appare ambizioso: una vera riforma del settore non si ha da cinquant’anni.
Recentemente un convegno a Bologna nell’ambito di Human Rights Nights ha visto confrontarsi diversi professionisti. Leonardo De Franceschi, Giulia Grassilli, Suranga Deshapriya Katugampala, Nadia Kibout, Fred Kuwornu, Razi Mohebi, Alfie Nze, Chiara Zanini e Reda Zine hanno deciso di trovarsi nuovamente per approfondire alcuni passaggi del ddl.
Non tutti sanno, ad esempio, che la legge in discussione (così come quella in vigore) pone degli ostacoli al lavoro di registi e registe che non siano nati in Italia. E che non fa ancora abbastanza per garantire l’accesso alle professioni creative da parte delle donne o delle minoranze, escluse spesso di fatto o diritto, come accade con bandi, concorsi e con l’accesso a formazioni specifiche.
Anche la televisione italiana ha lo stesso problema: sono rari i casi in cui possiamo assistere ad una serie tv, ad un programma di politica o ad un talk show che riflettano l’Italia di oggi con tutte le sue diversità e criticità. In alcuni paesi invece si è consolidato il ruolo degli esperti di diversity all’interno delle aziende, con ottimi risultati anche in termini di mercato. Nel nostro Paese queste figure sono presenti ancora in poche realtà aziendali.
“Immaginate che tra dieci anni al cinema e alla televisione si possano vedere solo film commerciali, con storie già viste e protagonisti sempre più stereotipati, lontanissimi dalla realtà di un paese sempre più meticcio“ scrivono i proponenti. “Immaginate che nonostante gli sforzi delle associazioni di donne, le registe siano ancora un’esigua minoranza rispetto ai colleghi uomini. Che i disabili siano per lo più esclusi dalle narrazioni, e che di omosessuali e transessuali venga raccontato solo il momento del coming out. E immaginate che chi non ne può più non abbia i requisiti per accedere ad una scuola di cinema e veder circolare il proprio lavoro. Ma quest’anno le cose potrebbero cambiare”.
L’intenzione non è semplicemente quella di aprire un dibattito, ma di arrivare a far discutere dai deputati tre nuovi emendamenti, che mirano a:
-declinare il concetto di pluralismo in modo da includervi le politiche della diversità;
-equiparare il soggiorno di lungo periodo e la residenza abituale alla cittadinanza, ai fini della determinazione della nazionalità delle opere cinematografiche e audiovisive;
-stabilire che nella composizione del Consiglio superiore “Cinema e audiovisivo”, fatta salva la parità di genere, almeno un terzo dei membri sia espressione delle diverse identità.
Questi emendamenti sono frutto di una riflessione che si può trovare in forma estesa nel manifesto collegato alla petizione su Change.org . Concludono i promotori: “Abbiamo bisogno di una narrazione più complessa ed efficace del nostro Paese. Più inclusiva. Più rispondente alle articolazioni della società italiana. Più attraente per il pubblico interno e per quello internazionale.” Il Ministro ha ricevuto il testo della petizione, ma ad oggi non ha ancora risposto.
Del manifesto esiste anche una versione inglese, disponibile a questo link: FOR A LAW THAT SUPPORTS PLURALISM, DIVERSITY, AND OPPORTUNITY IN THE CREATIVE INDUSTRIES – PETITION . Per informazioni e contatti: peruncinemadiverso@gmail.com