Roma, 24 giugno 2023 – L’Unione europea si trova di fronte a una crisi dei migranti che si aggrava giorno dopo giorno. Una crisi caratterizzata da tragedie umanitarie, violazioni dei diritti umani e una mancanza di solidarietà e impegno da parte dei paesi membri. Nonostante i continui appelli per un approccio più umano ed equo, però, sembra che le aspettative nei confronti dell’UE siano sempre più basse. E la finalizzazione del Patto per le migrazioni, purtroppo, sembra non offrire una soluzione adeguata, anzi: piuttosto evidenzia la mancanza di impegno e l’approccio frammentato all’interno dell’Unione.
Migranti, l’ultimo naufragio in Grecia è uno dei più drammatici di sempre
Il Patto per le migrazioni dell’UE, se finalizzato, sembra mettere poca enfasi sulla redistribuzione obbligatoria dei migranti tra i paesi membri. Questo sbilanciamento solleva preoccupazioni sulla mancanza di una solidarietà genuina tra gli Stati membri e sulla responsabilità di affrontare congiuntamente la crisi migratoria. La carenza di un meccanismo efficace per l’identificazione e l’espulsione dei migranti verso i cosiddetti “paesi terzi sicuri”, poi, aumenta ulteriormente l’incertezza e il rischio di abusi sui diritti umani. Le recenti tragedie nel Mediterraneo, come quella di Pylos in Grecia, sono un triste riflesso dell’approccio disunito e inefficace dell’UE alla questione dei migranti. E questo perchè i paesi membri, specialmente quelli mediterranei, sembrano muoversi in completa autonomia, senza una strategia comune per il soccorso e l’accoglienza dei migranti.
Accuse di respingimenti illegali, abbandoni in mare e mancanza di azione da parte delle autorità competenti, perciò, sollevano seri dubbi sulla volontà politica di risolvere la crisi in modo umano ed equo. È evidente, quindi, che l’Unione europea deve adottare un approccio più umano e solidale nella gestione della crisi migratoria. Non solo: è anche urgente un coordinamento efficace tra i paesi membri, la creazione di un sistema di protezione e accoglienza adeguato e il miglioramento delle operazioni di soccorso in mare. Infine, è essenziale una cooperazione più stretta con i paesi di origine e di transito. E questo si può fare investendo in programmi di sviluppo sostenibile per affrontare le cause profonde delle migrazioni.
L’UE, perciò, deve abbandonare l’approccio dominato dalla sicurezza e dalla criminalizzazione delle organizzazioni umanitarie. E iniziare, piuttosto, ad affrontare le cause profonde delle migrazioni. Come conflitti, povertà e cambiamenti climatici, attraverso una politica estera e di sviluppo più coerente ed efficace. Allo stesso tempo, occorre garantire la tutela dei diritti umani e una valutazione individuale delle richieste di asilo per coloro che ne hanno bisogno.
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