Documenti temporanei e titoli di viaggio per andare in altri Paesi Ue, ma anche porti negati alle navi europee impegnate nei soccorsi. Così Roma prova a mettere sotto pressione i partner meno solidali
Roma – 15 giugno 2015 – A Palazzo Chigi non vogliono chiamarlo ricatto, ma certo il “piano B" annunciato ieri dal premier Renzi in caso l’Europa non sia solidale nell’accoglienza dei profughi potrebbe far paura ai nostri partner europei.
Prevedrebbe infatti una serie di misure che, di fatto, farebbero arrivare in altri Stati Ue migranti e profughi salvati nel Canale di Sicilia e sbarcati sulle nostre coste. Senza passare per quella redistribuzione obbligatoria di 24 mila eritrei e siriani proposta da Bruxelles, considerata insufficiente dall’Italia, ma che Gran Bretagna, Francia, Spagna e altri non vogliono accettare.
Secondo le prime indiscrezioni, un’arma in mano al governo italiano sarebbe la concessione di titoli di viaggio e permessi temporanei ai profughi. Grazie a questi documenti , potrebbero circolare nell’area Schengen e quindi lasciare l’Italia senza essere bloccati alle frontiere dai controlli più o meno legittimi che ad esempio la Francia sta mettendo in atto a Mentone.
È un’ipotesi che in Europa fa paura. Non è un mistero, infatti, che la stragrande maggioranza dei profughi non ha nessuna intenzione di fermarsi in Italia, ma vuole proseguire il suo viaggio verso altri Paesi, dove ci sono comunità i riferimento e magari anche maggiori occasioni di trovare un lavoro e ricostruirsi una vita dignitosa.
Un altro punto del “piano B” ventilato dalle indiscrezioni di queste ore è la possibilità di negare l’approdo in Italia alle navi non italiane impegnate nelle operazioni di soccorso nel Mediterraneo. Sarebbero costrette quindi a sbarcare i profughi salvati nei porti dei loro Paesi.
Questa mossa aggirerebbe, di fatto, il regolamento di Dublino, o, meglio, lo sfrutterebbe a favore dell’Italia. Una svolta sbarcati, è solo un esempio, da una nave francese in Francia, i profughi dovrebbero infatti chiedere asilo lì e toccherebbe quindi alle autorità d’Oltralpe farsene carico.
Finora, comunque, sono solo ipotesi. Lasciarle circolare serve però al governo italiano per mettere sotto pressione il resto dell’Ue e spingere i 28 almeno ad approvare l’agenda presentata dalla Commissione.
Intanto, sul tavolo del governo ci sono misure contro i migranti irregolari, quelli cioè che non hanno diritto alla protezione internazionale. L’ obiettivo è aumentare l’efficienza dei rimpatri utilizzando voli charter, am su questo fronte è fondamentale la collaborazione con i Paesi d’origine. Quanto all’operazione di polizia internazionale contro i trafficanti libici, in attesa del difficile via libera dell’Onu si stanno cercando sponde anche tra altri partner extraeuropei, a cominciare dall’Egitto
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