Appena 50mila permessi rilasciati a fronte di 800mila domande, in arrivo una nuova circolare per alleviare i disagi. Loy (Uil): "Governo sia più coraggioso"
ROMA – I dati forniti ieri dal Viminale ai sindacati lasciano poco spazio all’ottimismo. La situazione dei permessi di soggiorno non si sblocca, i fortunati che dopo aver chiesto il rinnovo hanno già messo in tasca un documento finalmente valido sono solo il 6% del totale.
Dall’11 dicembre a oggi sono state presentate agli uffici postali 821mila domande di rinnovo, eppure i permessi elettronici consegnati sono appena 50mila. Rimane inoltre altissimo il numero di domande ferme perché "anomale" (per omissioni, errori o casistiche ancora non contemplate dal software che le gestisce ecc.), che sono ben 281mila. Tutto questo mentre i cittadini stranieri hanno sborsato 70 euro a domanda, cioè la bellezza, finora, di 57 milioni di euro.
Intanto, nonostante la direttiva e le circolari che hanno dato pieni diritti a chi attende il rinnovo, ci sono aziende che si rifiutano di assumere senza un permesso valido, così come stranieri che non tornano in patria per paura che le autorità locali, vedendo il documento scaduto, non li facciano più rientrare in Italia.
Ieri il ministero dell’Interno ha assicurato altri aggiustamenti alla macchina dei rinnovi e un monitoraggio più completo in vista di un altro incontro con le parti sociali. È inoltre in arrivo una nuova circolare, emanata insieme ad altri ministeri (come Solidarietà sociale, Esteri, Salute), che ribadirà l’equiparazione tra ricevuta della domanda di rinnovo e permesso valido in tante situazioni, come l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale o il rinnovo di un contratto di lavoro.
Per il momento è escluso che a mettere i puntini sulle i sia un decreto legge. Forse preoccupato che i numeri in parlamento non permettano poi la conversione (ma siamo sicuri che il centrodestra si opporrebbe a una norma di buonsenso?), il governo pare intenzionato ad attendere i tempi lunghi della più generale riforma dell’ìmmigrazione per riscrivere il Testo Unico anche solo lì dove parla della validità del permesso di soggiorno.
Queste risposte sembrano deludere la richiesta di "un segno di discontinuità" e di "misure immediate" avanzata ieri dai sindacati. "L’arretrato è troppo grande, servono secondo noi provvedimenti d’urgenza per equiparare la richiesta del permesso a un vero e proprio permesso temporaneo" dice Guglielmo Loy, responsabile immigrazione della Uil. "Se non c’è una decisione radicale difficilmente si risolverà, seppur parzialmente, il problema. Serve un atto più coraggioso".
È stato intanto rimandato a venerdì l’incontro tra Cgil, Cisl e Uil e il ministro Ferrero, previsto inizialmente per ieri pomeriggio. Sul tavolo ci saranno i flussi d’ingresso, quelli lentissimi del 2006 e quelli, mai partiti, del 2007. Un’ altra situazione critica per la quale, come per i permessi, non si intravedono vie d’uscita a breve.
(18 luglio 2007)
Elvio Pasca