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Permesso a chi denuncia: marcia indietro della maggioranza

Stralciato l’articolo della legge comunitaria. Gasparri (Pdl): “No a sanatorie”, Gozi (Pd): “Scandaloso”

Roma – 28 gennaio 2010 – È durata solo qualche ora l’ipotesi di dare un permesso di soggiorno a chi denuncia il datore di lavoro. Così come quella di una regolarizzazione permanente affidata alle autodenunce degli stessi datori.

Erano previste dal disegno di legge comunitaria, all’esame del Senato, per recepire una direttiva europea sulle sanzioni per chi dà lavoro ai clandestini. Stamattina però in Aula il Pdl e la Lega, supportati dal governo, hanno prima chiesto una bocciatura, poi approvato uno stralcio: in pratica, quelle proposte  vengono trasformate in un disegno di legge autonomo, che tornerà in Commissione con tempi ed esiti incerti.

Di fatto, si tratta di una clamorosa marcia indietro, dal momento che quello stesso testo, proposto dal Partito Democratico, era stato approvato in commissione anche con i voti del centro-destra. Governo, Pdl e Lega sembrano essersi accorti solo stamattina dell’effetto che avrebbe avuto su centinaia di migliaia di immigrati senza permesso di soggiorno e su chi dà loro lavoro.

“Non ci sarà nessuna affrettata sanatoria per extracomunitari o lavoratori in nero. Abbiamo stralciato l’articolo 48 della legge comunitaria affinché su questi aspetti si continui ad agire nel solco della legge Fini-Bossi, ingresso di quote limitate e regole specifiche per il lavoro stagionale e delle norme ulteriori introdotte a contrasto della clandestinità e per l’integrazione” ha dichiarato il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri.

Sandro Gozi, capogruppo del Pd nella commissione Politiche della Ue di Montecitorio definisce lo stralcio “scandaloso”. “Quella è una norma che ci chiede l’Europa ed il governo Berlusconi ha risposto con una scelta che chiarisce le sue intenzioni, cioè di non disturbare il mercato nero. Inoltre, nella stessa giornata il governo vanifica così il suo stesso piano di controlli varato dal Cdm contro il lavoro nero”.

Elvio Pasca

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